Test sierologici, in tanti rifiutano: scopriamo le motivazioni

Sono in tanti i cittadini contattati per sottoporsi ai test sierologici ad aver rifiutato: per quale motivo si rifiuta di avere certezza dell’immunità?

Foto dal Web

Avere anticorpi per il Covid-19, può voler dire essere ancora positivi, ma nei casi migliori anche avere la certezza di non essere più infettanti o soggetti all’infezione.

In tanti rifiutano i test sierologici

Nei giorni scorsi è stato dato il via all’indagine sierologica in tutta Italia. Non essendoci abbastanza test per tutti ed avendo dato priorità ai tamponi e alle ricerche su farmaci e vaccino, per il momento l’indagine sierologica è stata disposta su un campione di 150.000 volontari. Le persone non possono candidarsi autonomamente ma vengono selezionate e contattate dalla Croce Rossa. La selezione è probabilmente legata allo sviluppo di una sintomatologia affine al Covid nei mesi precedenti o allo stretto contatto con un malato.

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Inizialmente c’è stato un boom di richieste per i test – specie a Roma – ma con il passare dei giorni le domande sono calate e le percentuali di candidati scelti pronti ad accettare anche. A Brescia (una delle città più colpite) ad esempio su 10.000 persone contattate la metà rifiuta (dato esposto dal ‘Giornale di Brescia’). Stessa ritrosia anche per gli screening, dove ci si attesta solamente sul 10% di proposte accettate. A quanto pare i dati sono simili su tutto il territorio nazionale, almeno secondo quanto riferito dalla Croce Rossa.

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Le motivazioni del rifiuto

Il principale motivo che allontana gli italiani dai test sierologici gratuiti sono le possibili conseguenze sul proprio lavoro. Qualora infatti si risultasse positivi al test, bisognerebbe sottoporsi al tampone per vedere se si è ancora positivi. Nel tempo che intercorre dal risultato del sierologico a quello del tampone, dunque, il paziente deve rinunciare ad andare al lavoro. Qualora inoltre, per fortuna del paziente, non dovesse risultare positivo al tampone, i giorni di lavoro persi sarebbero conteggiati come ferie e non come malattia.

Appare chiaro, dunque, che in molti -specie dopo i due mesi di lockdown – temono di doversi trovare in ristrettezze economiche. L’isolamento fiduciario richiesto, inoltre, impedirebbe al candidato di non potersi muovere da casa e dunque perdere quel pizzico di libertà riconquistata troppo poco tempo fa. Per quanto riguarda i non selezionati, invece, la questione è di natura principalmente economica. Per sottoporsi ai test (tampone e sierologico) dovrebbero spendere una cifra intorno ai 100-140 euro. Non tutti in questo momento possono permettersi di fare una simile spesa.

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Luca Scapatello

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