I tassi reali di mortalità del Covid danno ragione a chi protesta per le restrizioni sancite con il nuovo Dcpm. Studi parlano di stime molto inferiori alle precedenti.
Si parla di percentuali quasi irrisorie sul totale dei positivi. “Negli under 70 si va da 0 a 0,31 per cento, con una mediana dello 0,05 per cento”, dice lo scienziato della Stanford University, John Ioannidis.
Numeri che sono perciò “molto inferiori rispetto alle stime fatte in precedenza durante la pandemia”, e che mettono in luce il fatto che la mortalità da Coronavirus “può variare notevolmente a seconda anche dei luoghi diversi, del case mix di pazienti infetti e altri fattori”.
La constatazione emerge da un lavoro in cui sono analizzati 61 diversi studi e citato nel Bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità. I risultati affermano che il Coronavirus, per quanto riguarda la fascia d’età inferiore ai 70 anni, uccide una persona su duemila sane. Una stima che è di fatto cinque volte inferiore rispetto a quella precedente che riportava lo stesso scienziato, che parlava di una media pari al 0,25 per cento.
Ora invece ci si è resi conto che i numeri sono veramente molto bassi. Per fare un confronto, l’influenza stagionale uccide circa lo 0,1% di chi si infetta in totale. Lo studio dell’epidemiologo ha già suscitato un forte dibattito nella comunità scientifica e inevitabilmente anche nell’opinione pubblica, dove il Coronavirus è in questi tempi l’argomento di maggiore discussione.
La critica verte sul fatto che si accusa lo studioso di avere utilizzato in maniera errata i dati. E di avere basato il suo studio su popolazioni inadeguate. Il “Daily Mail” accusa l’esperto affermando che al momento si trova sotto indagine a Stanford. L’accusa è quella di una una presunta sottovalutazione della letalità del Coronavirus.
In precedenza, però, lo stesso epidemiologo aveva affermato che in origine il virus era stato ampiamente sottovalutato. La stima iniziale che aveva presentato è infatti dello 0,25 per cento. Tuttavia, la vicenda dimostra come anche tra gli studiosi non c’è alcuna concordia sulla reale letalità del virus.
Secondo l’Oms, la percentuale di decessi su quanti vengono contagiati dal Coronavirus è pari allo 0,6 per cento. L’università di Oxford ha invece parlato di tassi di mortalità addirittura pari all’1,4 per cento. Numeri, insomma, molto contrastanti tra loro. Ma di fatto, come per l’influenza, la malattia è un pericolo maggiore per gli ultrasettantenni.
Giovanni Bernardi
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