Suor Erika racconta la sua storia vocazionale, che si è coronata sabato, 25 Marzo, a Roma.
Qui, presso la parrocchia della Madonna del Rosario, Erika Bracaglia ha preso i voti definitivi delle Missionarie di San Carlo.
“Da bambina sognavo anch’io, come Cenerentola, di incontrare un principe azzurro e di vivere in un castello: volevo diventare una principessa buona, che tutti avrebbero amato. Desideravo essere felice”.
Nata e cresciuta a Frosinone, parla dei suoi genitori come di persone devote e generose.
Parlando della mamma dice: “Grazie a lei, non ho abbandonato completamente la Chiesa, nei momenti di inquietudine, in cui avrei voluto farlo”.
Erika, poi, è diventata adulta: “(…) avevo un lavoro, un fidanzato, gli amici con cui uscivo il fine settimana; ogni tanto davo qualche esame. Continuavo ad andare a messa di domenica, ma soltanto perché dovevo e per non dare dispiacere a mia mamma. Quando potevo, trovavo una scusa per non andare”.
“Avevo tutto, ma non sapevo chi ero e che cosa volevo veramente. Ero una ragazza fragile, che difficilmente prendeva delle decisioni, senza seguire le scelte altrui, per timore di ricevere critiche”.
Tutte le volte che andava a Messa, passava a salutarlo: “Ogni volta lui mi accoglieva con questa domanda: “Come stai?”. All’inizio me la cavavo con un fugace: Bene, grazie. (…) Con il tempo, però, scoprii che quelle parole erano tutt’altro che banali. Don Mario era veramente interessato a sapere come stavo conducendo la mia vita. La sua domanda richiedeva una risposta leale da parte mia: così, iniziai, a guardare a me stessa e non più solo a quello che facevano gli altri. Qui è cominciato il mio cambiamento”.
Era spesso irrequieta e non sapeva capacitarsene, ma le sue visite in chiesa e i dialoghi con don Mario divennero sempre più frequenti e impegnativi.
Dopo qualche tempo, Erika fu pronta a maturare una decisione: “Desideravo vivere come quei sacerdoti della casa di Frosinone, volevo portare al mondo lo sguardo di Cristo e continuare a seguire il carisma di don Giussani dentro la compagnia della Fraternità. Fu allora che incontrai suor Rachele, che aveva dato vita alle Missionarie di san Carlo”.
Antonella Sanicanti
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