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Che succede se l’Ave Maria di Schubert non fosse liturgica

 

 

 

 

Organizzare un matrimonio cristiano significa anche scegliere i canti e le musiche per la celebrazione. Questo, come ogni altro dettaglio del rito che unisce un uomo e una donna per sempre, va fatto secondo una formazione adeguata e dopo aver deciso di sposarsi davanti al Signore per i giusti presupposti, ossia per chiedere a Lui, e solo a Lui, di unire due persone indissolubilmente.

Il concetto di matrimonio, per molti versi, va quindi ripulito da tutto ciò che inutilmente lo adorna e vuole dargli un’impronta sostanzialmente romantica e sentimentale.

Chi si avvicina all’altare non lo fa per essere protagonista di un’atmosfera da sogno e mostrare agli invitati l’abito del giorno, prima di condurli al lauto banchetto nuziale. Chi decide di sposarsi cristianamente deve essere pronto, sul serio, ad assumersi la responsabilità di abbracciare la fede in Cristo, anche in coppia.

Anche la scelta dei canti quindi deve seguire un certo criterio, devono essere ovviamente brani liturgici e non colonne sonore del filmino di nozze, per quanto i due sposini abbiamo certamente le loro “canzoni preferite”.

Per questo motivo, e sempre più spesso, molti brani, anche famosissimi e rievocanti scene celestiali, si stanno, via, via, vietando nelle chiese, per volere dei sacerdoti e dei Vescovi, che ovviamente seguono le disposizioni del Santo Padre.

Tra questi brani c’è anche la notissima e richiestissima Ave Maria di Schubert. La ragione è molto semplice e facilmente comprensibile: il testo del pezzo in questione non parla affatto della Vergine Maria, ma di una ragazza che invoca pietà per la vita di suo padre. Schubert scrisse all’epoca sette pezzi, riferendosi al racconto “La donna del lago” di Walter Scott, un poema epico.

In effetti si narra anche che, in quel momento della sua vita, Schubert fosse ispirato dalla sua amante, una donna di facili costumi di cui si era invaghito.

Lo stesso discorso e l’esame attento che ne consegue può, e deve, essere fatto per molti altri compositori, prima di proporli al sacerdote celebrante. I più richiesti, ma nel contempo “emarginati”, sono al momento Gounod, Chopin, Wagner, Mendelsshon.

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