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Ecco una storia di amore e di fede, di un padre e del suo bambino -Audio

Calcio

Quella che racconteremo qui sotto (anche nell’audio) è una storia molto particolare, che potremmo trovare facilmente in giro per il Web e che rappresenta un modo essenziale e puro di vivere la fede, di vivere l’amore tra un figlio e il suo papà.
E’ un esempio anche per i genitori, che ben comprendono come sia di importanza fondamentale essere sempre presenti nella vita dei loro bambini, che crescono così in fretta.

Questa è la storia di un ragazzino che amava smisuratamente il calcio, accompagnato ed incoraggiato continuamente dal padre, che lo seguiva ovunque e assisteva alle sue partite, anche quando non giovava e sostava in panchina.
In effetti, quel ragazzo, partita dopo partita, stava sempre in panchina, ma il padre non mancava, per questo, di sostenerlo, anno dopo anno.
Finalmente, entrò nella squadra giovanile della sua città, ma, purtroppo, con la stessa “posizione”: la panchina.

Il suo impegno costante ed esemplare lo portò ad entrare in una squadra ancora più importante, poi.
Nemmeno li giocò mai, fino a che non si arrivò all’ultima, importantissima, partita di campionato, quella che, in caso di vittoria, avrebbe permesso alla squadra di salire di categoria.
Proprio in quei giorni, però, il padre del ragazzo venne a mancare.
Lui, con gli occhi lucidi, chiese all’allenatore di assentarsi per un po’.
La domenica in cui, però, si disputava l’ultima partita, era li pronto, in campo, come sempre e con grande stupore di tutti.

Al secondo tempo, chiese di giocare e mostrò, finalmente, tutto il suo talento.

Era invincibile, mentre scartava gli avversari; era tenace, come nessuno si sarebbe aspettato; era un campione, grazie al quale la squadra portò a casa la vittoria.

Tutti lo osannavano, ma il suo cuore era pieno di tristezza, per aver perso il papà.
L’allenatore, poi, andò a parlargli e il ragazzo gli confidò che, il padre che aveva assistito ad ogni sua partita, a tutte quelle in cui era rimasto in panchina, era cieco!
Dunque, aveva chiesto di poter giocare, perché, quel giorno, per la prima volta, il padre avrebbe potuto davvero vederlo. Lui non poteva fare a meno di mostrargli quanto fosse diventato bravo, come lui immaginava già fosse.

Antonella Sanicanti

Cristiano Sabatini

Scritto da
Cristiano Sabatini

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