Il flusso migratorio ci sta portando a conoscenza di certi aspetti dell’altrui cultura che non saranno mai compatibili con la nostra, come quello delle spose bambine.
A Viareggio, un pakistano ha cercato di obbligare la figlia, di soli 15 anni, a sposare un uomo di 50. L’ha minacciata di morte. E, se non fosse stato per la madre che è corsa in sua difesa, la ragazza non avrebbe mai potuto chiamare aiuto. E’ intervenuta poi la Polizia che ha allontanato l’uomo dalla sua famiglia.
Quelle che, presso certe culture, chiamano “tradizioni” sono per noi una violenza inaudita, verso i minori e le donne. Secondo gli ultimi dati raccolti, i casi si stanno moltiplicando. Tra il 2014 e il 2016, infatti, solo a Roma nelle baraccopoli, il 77% dei matrimoni ha coinvolto bambine tra da i 12 ed i 17 anni. Questa cifra supera quella registrata in Niger che deteneva il record mondiale!
Una soluzione per arginare il problema, e per tenere sotto controllo questi atti malsani, è l’istruzione, certamente. Ma come obbligare persone che non risultano nemmeno tra i cittadini nel nostro Paese a mandare i propri figli a scuola, sta diventando un dilemma sociale a cui non si trova soluzione alcuna.
Accanto a quello delle spose bambine, crescono anche i casi delle donne di origine pakistana, indiana e non solo che vengono uccise dai familiari, perché reputate ormai troppo occidentali e disobbedienti. Solo due anni fa, Sana Cheema, di 25enne e pakistana, venne brutalmente uccisa dal padre e dal fratello, per essersi innamorata di un italiano. Tantissime, poi, le donne che cresciute in Italia, ma di altra origine, sono state costrette a tornare nella Patria dei genitori, per sposare uomini che nemmeno conoscevano.
A Ravenna, nel 2016, una ragazza del Bangladesh è stata usata dalla famiglia per pagare un debito di 30 mila euro, ad un uomo. La stessa sorte è toccata ultimamente a due ragazze che da Pisa sono state mandate ad un uomo bosniaco per 12 mila euro l’una! Queste situazioni si aggiungono a quelle già estremamente tragiche del femminicidio, perpetuato dai mariti sulle moglie, che sta devastando il nostro Paese da troppo tempo. Fino a quando le donne -e le bambine– dovranno attendere, perché giustizia venga fatta o almeno perché qualcuno prenda le loro difese?
Antonella Sanicanti
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