Mentre si decidevano le sorti di Alfie, dov’erano i prelati inglesi?
“Noi affermiamo la nostra convinzione, che tutti coloro che stanno prendendo decisioni angosciose riguardanti la cura di Alfie Evans agiscono con integrità e per il bene di Alfie, secondo come lo vedono”.
Erano di questo tipo i commenti dei Vescovi inglesi, in merito alla tragica e dolorosa vicenda che stava accadendo al piccolo Alfie Evans e alla sua famiglia.
Noi, invece, crediamo fermamente che la verità sia una sola e che non ci sia bisogno di discuterla, perché solo Dio decide, della vita come della morte. Non c’è un “secondo come la vedono”, se ci diciamo cristiani e difensori degli indifesi.
Ma, se ci stupisce una tale fredda considerazione, per la vita di un così innocente figlio di Dio, non dobbiamo andare troppo lontano, per ascoltare delle parole che hanno lo stesso suono disarmante dell’indifferenza, della diplomazia che evita di sporcarsi le mani.
Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha dichiarato: “Date le soluzioni comunque problematiche, che si prospettano nell’evoluzione delle circostanze, riteniamo importante che si lavori per procedere in modo il più possibile condiviso.
Solo nella ricerca di un’intesa tra tutti, un’alleanza d’amore tra genitori, famigliari e operatori sanitari, sarà possibile individuare la soluzione migliore, per aiutare il piccolo Alfie, in questo momento così drammatico della sua vita”.
“Un’alleanza d’amore” doveva essere immediata, non mediata, ma intanto, Alfie una vita non ce l’ha più e i bambini come lui continuano a morite.
Prima di Alfie, è toccato a Charlie Gard, lo scorso anno, e a tanti altri di cui non abbiamo, forse, mai sentito parlare.
Si fece guidare -Pilato- dalla paura per le autorità, piuttosto che dal buon senso, pur comprendendo di avere di fronte un uomo innocente, Gesù.
E, solo pochi istanti prima, qualcuno aveva chiesto a Pietro se fosse un seguace di Cristo. Lui aveva risposto di non conoscerlo nemmeno.
A quel punto, “Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro”. Come si sia sentito il primo degli Apostoli ad essere “sgamato”, nel suo codardo atto di rinnegare la verità, possiamo solo immaginarlo.
Che lo sguardo di Cristo, che sta per essere messo a morte indegnamente, non ci sorprenda mai più ad agire tiepidamente; che la sua morte e risurrezione siano valse, per lo meno, a farci comprendere che un cristiano non si batte per accontentare le parti in causa, ma perché trionfi il Bene.
Antonella Sanicanti
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