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Coronavirus: i “media” si dimenticano le altre Tragedie

In questi giorni di allarme per il Coronavirus, ricordiamoci che ci sono da anni tragedie ben più gravi di cui i “media” omettono di parlare.

Lo ha ricordato con grande determinazione anche Papa Francesco nel corso dell’Angelus di domenica. Il primo precauzionalmente trasmesso in streaming.

In piazza San Pietro tuttavia c’erano diverse associazioni, con striscioni dedicati “Ai dimenticati di Idlib”, che il Pontefice ha poi ricordato nelle sue parole, spiegando loro che li stava osservando dagli schermi.

Il dramma del conflitto siriano

La guerra in Siria infatti, nonostante l’attenzione a fasi alterne dei media occidentali, continua in maniera ininterrotta ormai dal lontano 2011, e dallo scorso dicembre quasi un milione di persone è stato costretto ad abbandonare le città di Idlib e di Aleppo. L’Unhcr, l’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, continua a lanciare appelli uno dopo l’altro, in quella che sembra l’indifferenza generale dei politici europei.

Come affermano anche le associazioni citate da Francesco, la tragedia del popolo siriano continua sotto la cecità dei nostri governanti e anche della nostra opinione pubblica. Troppo spesso infatti, nei media e nel dibattito pubblico della politica, non si trova traccia di riferimenti alla sofferenza dei siriani. In questi giorni dove il dibattito è totalmente assorbito dal tema del Coronavirus, ricordiamoci che in quell’area del pianeta ci sono persone che vivono in uno stato permanente di emergenza, ben più violento del nostro.

(Websource/Archivio)

L’assenza dei politici europei

In Europa, infatti, non si sentono molti appelli in contrasto di questa realtà che grida vendetta al cospetto del cielo. Solo i nostri sacerdoti, e il nostro Papa, si ricordano incessantemente di loro, nelle preghiere e negli appelli pubblici. Purtroppo però, con ben poco riscontro nel resto del panorama informativo. L’unica vera preoccupazione della politica in Europa è quello di chiudere i confini.

Ci si dovrebbe però occupare di chi vive in prima persona i tragici effetti della guerra, che si origina da scelte ben precise. Scelte prese da chi tiene in mano le redini del potere, ed è interessato solamente a sfruttare le risorse economiche di un’intera area geografica. Le associazioni questo lo hanno notato senza alcun dubbio, e non hanno esitato a sottolinearlo.

Giustizia e protezione

“La voce di Papa Francesco è l’unico richiamo a resuscitare in noi l’umanità, a guardare negli occhi le donne, gli uomini, i bambini di Idlib e di tutta la Siria come guardiamo negli occhi i nostri familiari più cari”, hanno affermato ai media vaticani. “Chiedere giustizia e protezione per loro significa chiedere giustizia, solidarietà e protezione per noi stessi; l’avanzare del contagio da Coronavirus deve accrescere la nostra capacità di provare ‘compassione’ nel senso più alto per le sorelle e i fratelli siriani”.

Non distogliere lo sguardo dalla Siria

Papa Francesco ha perciò messo di nuovo in luce, durante la sua preghiera, quella che ha definito come una sua “grande apprensione”, esprimendo anche tutto il suo “dolore per questa situazione disumana di queste persone inermi, tra cui tanti bambini, che stanno rischiando la vita”.

Il Pontefice ha infatti affermato che “non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse”. Per questo dobbiamo unirci tutti in preghiera, al Papa e alla Chiesa, per chiedere la salvezza a pace dei fratelli e delle sorelle che da anni vivono il dramma del conflitto siriano.

Giovanni Bernardi

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