Che Trump e Macrom cerchino il colpevole in Assad, secondo loro “responsabile delle continue violazioni dei diritti umani”; che il Presidente Usa e quello francese promettano di provvedere entro un paio di giorni e di fermare il leader siriano o i ribelli, non ci conforta affatto, né ci dice nulla di nuovo.
Per noi, ciò che rimane incomprensibile è che, in Siria, i bambini, le donne e tanti uomini vengano ancora uccisi, sotto i colpi di una guerra politica, religiosa e di interesse internazionale.
A Duma, nella regione della Ghouta, territorio di cui sentiamo parlare da mesi, a causa dei continui bombardamenti, è stato il gas a fare le ultime vittime.
Qualcuno insinua che l’attacco chimico sia stato messo in atto dai ribelli, per porre in cattiva luce il Presidente della Siria; intanto, anche il Pontefice prega, ancora e ancora, implorando pietà per i civili coinvolti, e le Nazione Unite chiedono nuovamente di cessate il fuoco, secondo le disposizioni 2.401 del Consiglio di sicurezza, decise già in Febbraio.
Le notizie sono contrastanti, come se nessuno volesse fare realmente luce sulle vicende (ed è così in realtà).
La Siria dice che gli Usa hanno bombardato una base militare, ma gli Usa accusano Israele di averlo fatto. I russi ribattono che due aerei F-15 dell’Aeronautica israeliana hanno colpito l’aerodromo siriano T-4 di Homs, quartier generale dell’Iran, con annessi reparti russi. Tutto, inoltre, sarebbe avvenuto attraversando il cielo libanese.
Quello che importa a noi è che ci siano stati ancora 70 morti e circa mille feriti; che qualcuno perseveri nel creare, appositamente, dei pretesti, per continuare ad uccidere.
Antonella Sanicanti
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