Ieri sera un migliaio di cittadini di Nagasaki ha preso parte ad una processione con fiaccolata alle spalle della testa della statua della Madonna sopravvissuta al terribile attacco nucleare che il 9 agosto del 1945 ha ucciso 70 mila persone. La bomba H sganciata sulla città giapponese ha sancito la fine di una guerra sanguinosa che ha portato l’intero mondo al collasso, ed è per questo, per ricordare al mondo l’atrocità di quel gesto ed impedire che si ripeta, che 72 anni dopo i giapponesi partecipano ancora in massa alla ricorrenza annuale della distruzione delle loro città da parte degli americani.
La processione è stato l’atto conclusivo di una giornata iniziata con una cerimonia mattutina che ha raggiunto il suo apice alle 11.02, l’ora esatta in cui è stata sganciata la bomba nucleare, con un minuto di silenzio rotto solo da suono delle campane. Concluso il minuto di silenzio, il sindaco di Nagasaki, Tomihisa Taue, è salito sul palco per tenere il tradizionale discorso in onore delle vittime. Il politico ha innanzitutto parlato della situazione politica internazionale, ponendo l’accento sulle recenti evoluzioni belliche tra Corea del Nord e Stati Uniti, una situazione di tensione che potrebbe portare nuovamente all’utilizzo di testate nucleari: “La situazione internazionale riguardo alle armi nucleari sta diventando sempre più tesa. Un forte senso di ansietà si sta diffondendo nel globo perché in un futuro non lontano queste armi potrebbero essere usate ancora”.
Questa breve disamina serve a Taue per aprire il discorso sul disarmo, un’azione indispensabile affinché lo scempio avvenuto a Nagasaki ed Hiroshima non si ripeta mai più. Il sindaco fa presente a tutti come pochi giorni prima fosse stata presentata all’ONU una proposta di disarmo nucleare firmata da 122 nazioni e di come le super potenze mondiali si siano rifiutate di firmarla e, cosa ancora più grave, di come l’imperatore Shinzo Abe ed i suoi emissari non abbiano nemmeno presenziato ai negoziati, quindi ha aggiunto: “E’ incomprensibile per coloro che come noi vivono in città vittime della bomba atomica”.
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