Coronavirus: qui si combatte senza sanità né governo

Ci sono paesi nell’Africa più povera che non sono dotati nemmeno di un posto in terapia intensiva. O nemmeno di un Governo legittimo, come ad esempio la Guinea Bissau.

Guinea Bissau
In Guinea Bissau la situazione di emergenza da coronavirus potrebbe provocare molti disagi e preoccupa i missionari – sourceweb

L’appello di padre Davide Sciocco, padre missionario del Pime, mette in luce una situazione molto problematica che potrebbe diventare terribilmente tragica. La Guinea Bissau, il piccolo Paese dell’Africa occidentale, oggi deve fronteggiare il coronavirus con pochissimi mezzi. Si tratta di uno dei più paesi poveri e arretrati al mondo, e il suo governo ad oggi non è riconosciuto dalla Comunità internazionale.

Il governo non riconosciuto dalla comunità internazionale

Dopo le elezioni dello scorso dicembre, Umaro Cissoko Embaló si è autoproclamato presidente formando un governo senza nemmeno aspettare il verdetto della Giustizia. Infatti lo sfidante Domingos Simoes Pereira ha provato ad appellarsi alla legge. Ma senza grandi risultati.

Il fatto che il Governo non sia riconosciuto impedisce l’arrivo di aiuti umanitari e la possibilità di avere una cooperazione internazionale. Così, visto il sistema sanitario nazionale molto fragile, il virus comincia a fare veramente paura.

Dopo la chiusura l’emergenza è la povertà

Intervistato dalla rivista Mondo e Missione, padre Davide ha spiegato che nel paese “la situazione è molto confusa” e che “purtroppo non c’è organizzazione”. Anche per via del fatto che il nuovo governatore ha sostituito l’intero staff del ministero della Sanità. Che in precedenza aveva cominciato a organizzarsi per la prevenzione sul coronavirus, cercando di recuperare fondi per la terapia intensiva, attualmente inesistente.

“Purtroppo con questa nuova situazione non si è fatto nulla e solo ora che sono stati annunciati due casi certi di coronavirus e alcuni presunti hanno cominciato a prendere qualche misura. Di colpo, sono stati chiusi tutti i trasporti, il mercato, le scuole…”, spiega il missionario. Spiegando che però nel paese si vive di economia quotidiana, e in questa situazione la vita diventa particolarmente problematica.

L’appello a Dio e l’aiuto spirituale

“In un’intervista alla nostra Radio Sol Mansi, alcune donne che vendevano i loro prodotti nonostante la proibizione, si appellavano a Dio e chiedevano di perdonarle. Chiedevano a Dio di avere pazienza e di non far arrivare la malattia sin lì, perché loro erano povere ed erano costrette ad andare al mercato”, è il racconto di padre Davide.

A livello sanitario, “non c’è preparazione tra medici ed infermieri su questi temi”. Mentre già si comincia a pensare “a come aiutare i poveri, ovvero tantissima gente che non riesce a mangiare a causa del blocco delle attività”. E “molti vengono da noi per cercare un aiuto, un aiuto spirituale, di fede, non solo economico”.

“Beati i poveri, perché vostro è il regno di Dio”

Nonostante ciò, dal paese arrivano continui messaggi di solidarietà agli italiani in crisi. Dimostrando come il cuore degli africani sia grande, anche quando si vive in una situazione di estrema povertà. “Mi ha veramente commosso vedere come la gente di qui sia veramente preoccupata per l’Italia. Molti mi dicono che gli italiani hanno sempre aiutato il loro Paese e ora soffrono e muoiono. Quindi pregano moltissimo e vengono ogni giorno a chiedermi notizie o mi telefonano”.

Gesti che ci riportano al Vangelo di Luca, e alle parole che Gesù rivolgeva ai discepoli: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli” (Luca 6,20-26)

Giovanni Bernardi

Fonte: mondoemissione.it

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