Sgarbi: le Chiese moderne son brutte, anche a causa del calo della fede

 

Un problema spesso lamentato dai fedeli di oggi riguarda la struttura delle nuove chiese, queste, infatti, non solo hanno perso la tradizionale struttura a croce che ha un valore simbolico non secondario, ma sono anche costruite al risparmio risultando spesso un pugno in un occhio sia per il piacere voyeuristico che per l’assimilazione nel tessuto urbano ed architettonico.

 

Vien da chiedersi se come al tempo di Cristo il tempio abbia un importanza relativa ( gli ebrei avevano un tempio finemente ornato ma privo di spiritualità) o se questo al contrario ha una percentuale nel distacco dei fedeli dalle pratiche religiose. Sull’argomento è stato intervistato il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi che, come al solito, ha un opinione forte a riguardo.

 

Il giornalista di ‘La fede quotidiana’ per prima cosa chiede a Sgarbi se pensa, come Daverio, che le chiese moderne siano brutte, questo risponde: “ Sì, ma io queste cose le ho dette prima di Daverio. Bisogna analizzare le cause di questa bruttezza”. Sgarbi riscontra una generale perdita di senso estetico nelle costruzioni che nelle chiese assume una valenza particolare:

 

“La bruttezza, meglio lo scadimento estetico, è causato dalla stessa idea di  Chiesa  voluta dal Concilio Vaticano II. Non sta a me giudicare se  bene o male, però l’ ideale conciliare di Chiesa, orientata all’orizzontale e non al verticale, ha trasformato la progettualità dei nuovi edifici che sono brutti e senza troppi giri di parole, causano il vomito. Credo che  nella maggior parte dei casi le chiese moderne sono brutte, perché è diminuito il senso del sacro”.

 

Il Concilio Vaticano II ha dunque posto l’importanza di arrivare ad un maggior numero di fedi e di fedeli, ma questo non è l’unico motivo della bruttezza delle Chiese, in parte influisce la scelta di architetti che non sono credenti, basti pensare, dice Sgarbi, a San Giovanni Rotondo, il progetto fu eseguito da un grande architetto come Renzo Piano, ma a quella struttura manca l’anima. Seguendo il discorso del critico, il giornalista gli chiede se un discorso similare può essere fatto per i sacerdoti e le prediche e questo senza pensarci un attimo risponde:

 

“ Certo, anzi direi che è  l’ambito più evidente assieme all’arte. Quella antica era molto più coerente con la idea del sacro e del mistero, l’ attuale è insensata , oltre che banale. L’ orientamento del celebrante deve essere ad  Oriente, perché guarda al Sole sorgente che è Dio, il ministro guida i fedeli e media verso il divino”. Dunque la struttura influisce anche sull’orazione, non solo sul piacere estetico.

 

L’intervista si chiude con un parere insolito sull’attuale Papa: “Lui è ateo, per questo lo amo. Egli mette l’ uomo al posto di Dio, con lui, interprete del Vaticano II, il protagonista  è l’ uomo terreno e sociale, non più Dio. Fa parte  della idea progressista della Chiesa. Le ripeto,  è ateo”.

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