Che lo si ami o lo si odi Giulio Andreotti è stata una delle figure chiave dell’Italia nel secolo scorso. Esponente di spicco della Democrazia Cristiana, Andreotti è stato per ben 7 volte presidente del Consiglio, una delle quali negli anni del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro. Durante uno dei suoi governi è stata anche firmata la legge 194 che ha reso legittimo l’aborto. Alla sua figura sono legati inoltre sospetti sulla collusione con esponenti della mafia, per tali accuse è stato processato ed assolto per avvenuta prescrizione dei reati contestati.
Se del politico Andreotti si conosce tutto, dell’uomo si conosce qualche aspetto in meno, anche perché Giulio è sempre stata una persona riservata, dai toni pacati, che non ha mai esposto mediaticamente fatti personali. Per sapere qualcosa in più su questo aspetto del defunto senatore a vita, ‘Interris‘ ha intervistato la figlia Serena, la quale ha dipinto il ritratto di un padre amorevole e disponibile anche se costantemente impegnato.
Una dei retroscena che ha raccontato ad ‘Interris’ Serena Andreotti riguarda il rapporto che il padre aveva con la fede: “Mio padre era molto credente. Andava a Messa tutti i giorni, dovunque si trovasse anzitutto chiedeva dove fosse una chiesa in cui poter andare per partecipare alla liturgia. Ma era una fede anche molto vissuta nella vita concreta, alimentata dall’aver conosciuto persone di straordinario livello”. Serena spiega anche che la fede in Dio è stata la chiave per permettergli di superare il calvario dei processi per sospetta collusione mafiosa: “Non credo che ce l’avrebbe potuta fare se non avesse avuto questa convinzione profonda che ciò che veramente conta è la giustizia divina e non quella umana”. Infine la figlia di Andreotti svela un retroscena sulla legge 194: “La legge è del 1978, quando anni dopo un ginecologo, credo fosse il prof. Adriano Bompiani, gli mostrò delle ecografie ostetriche, lui fu molto colpito e ne ebbe una pena enorme”spiega e poi aggiunge: “Anche se allora la firma fu dettata dalla ragion di Stato, rimase per lui un rammarico”, specificando come la legge sull’aborto è stata frutto della volontà popolare e non dell’allora governo.
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Luca Scapatello
Fonte: Interris
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