Scuola, crescono le tensioni. Molti insegnanti a rischio pensano alla rinuncia

Scuola, crescono le tensioni per il riavvio a settembre. Gli insegnanti danno il via alla rivolta e minacciano di lasciare vuote le cattedre.

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La protesta è partita dal Veneto ma si immagina che nei prossimi giorni arriverà a tutto il resto d’Italia. Il problema paventato persino dal viceministro della Salute Pierpaolo Sileri è che, al riavvio delle lezioni, “i docenti spendano più tempo a far rispettare le regole che a fare lezione. Sarà un arduo compito”.

L’impossibile compito di fare rispettare le norme ai bambini a scuola

Un compito che in realtà molti già immaginano impossibile. Come sarà inaudito pensare che non si creeranno nelle scuole assembramenti, che porteranno inevitabilmente ad altri focolai. I rischi dal punto di vista sanitario sono perciò molto alti, e i docenti si dicono più che preoccupati. I presidi hanno cominciato a ricevere lettere una dietro l’altra: centinaia di insegnanti hanno chiesto di non tornare a scuola.

Sono i “lavoratori fragili”, più esposti al contagio da Covid dei loro stessi studenti, perché come noto gli adulti pagano più le conseguenze del virus. Per legge si definiscono lavoratori fragili quelli affetti da più patologie contemporaneamente, gli immunodepressi, i pazienti oncologici. E chi ha un’età superiore ai 55 anni.

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A professor holds a lesson in his office while his students are connected online. Trieste, 12th of march 2020. (Photo by Jacopo Landi/NurPhoto via Getty Images)

I numeri parlano chiaro: gran parte dei docenti sono “fragili”

Di fatto, i numeri parlano chiaro. Il quaranta per cento circa del corpo docente ha più di 55 anni e più di 170 mila professore hanno un’età sopra i 62 anni. A loro, in teoria, è riservata una “sorveglianza sanitaria eccezionale“. Che non pare riguardi al momento però la scuola.

Il governatore del Veneto Luca Zaia è d’accordo sul fatto che chi ha delle malattie, asmi, allergie, problemi cronici o età avanzata, non debba tornare in classe. “Sono anche io convinto che chi ha problemi di salute debba evitare ogni tipo di assembramento ma questo non rientra nelle nostre competenze, almeno finché non avremo l’autonomia“.

Una situazione molto complicata con diverse incognite

“È una situazione molto complicata, abbiamo chiesto più volte che venga chiarita perché lascia senza tutele questi insegnanti e apre ulteriori incognite sulla ripartenza delle lezioni”, ha spiegato Maddalena Gissi, segretaria della Cisl Scuola. E il timore sollevato dai sindacati è che se gli anziani si metteranno in malattia saranno comunque sostituiti da altri precari più grandi.

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Classe scolastica (photo Pixabay)

Per questo si chiede al governo di intervenire e risolvere la questione tanto degli insegnanti quanto dei bidelli e degli assistenti amministrativi, che non lavoreranno in smart working a differenza di altri dipendenti pubblici. Ricorso allo smart working che auspicano anche gli stessi docenti ma che al momento appare impraticabile.

Scuola, il piano assunzioni su cui i sindacati sono scettici

La sindacalista della Cisl spiega che è “scorretto alludere a una disaffezione per il proprio lavoro dei docenti. La condizione di salute del lavoratore va tutelata. Ma il punto è come. Un professore di italiano e filosofia del liceo che ha un tumore si potrebbe pensare di farlo lavorare solo per piccoli gruppi, raddoppiando la distanza fra la cattedra e i banchi, oppure dirottarlo sulla programmazione della didattica a distanza”.

In ogni caso, la possibilità è che se all’improvviso mancheranno molti di questi insegnanti “fragili” si potrebbero creare importanti e imprevisti buchi di organico. Nonostante si stesse provando a potenziare il personale della scuola.

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Si parla di duecento mila supplenti necessari, a fronte degli 85mila nuovi docenti annunciati da Azzolina ma che già probabilmente si immagina che non ci saranno. Mancano le figure richieste nelle graduatorie, e i sindacati pensano che soltanto il 30 per cento di queste assunzioni andrà in porto. Insomma, sono numerose le incognite, e la ripartenza è sempre più a rischio.

Giovanni Bernardi

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