Santuario Madonna di Gibilmanna: ospita l’antico crocifisso del prodigio

Il Santuario della Madonna di Gibilmanna accoglie al proprio interno diverse opere d’arte che riportano alla fondazione miracolosa di questo luogo di pellegrinaggio.

Madonna di Gibilmanna
Madonna di Gibilmanna – photo web source

Il santuario si trova a Gibilmanna, frazione di Cefalù, all’interno della città metropolitana di Palermo e all’omonima diocesi nella provincia religiosa di Palermo, sulle pendici occidentali del Pizzo Sant’Angelo, sulla cui cima delle Madonie esisteva una chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo.

L’origine di questo splendido santuario palermitano

Si trattava in origine di uno dei sei monasteri benedettini che San Gregorio Magno fece erigere a proprie spese, prima di essere eletto pontefice. Gli edifici conventuali però purtroppo finirono in rovina nel nono secolo, con l’arrivo degli Arabi, e la piccola chiesa finì in custodia di diversi eremiti.

La vasta opera di ricostruzione di monasteri ed edifici sacri fu avviata con la conquista dei Normanni, e nel 1228 la chiesa divenne un priorato. Il sacerdote Antonio Lo Duca, promotore della costruzione della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma, ne divenne priore nella prima metà del sedicesimo secolo.

L’apparizione della Vergine al frate cappuccino

Nel 1530 in Sicilia erano stati già fondati diversi conventi per il nuovo ordine dei Cappuccini, appena costituito. Quando nel 1534, il giorno di Pasqua, un’imbarcazione che trasportava una statua raffigurante una Madonna con il Bambino trovò riparo da una terribile tempesta, la Madonna apparve in sogno a un frate cappuccino che viveva a Gibilmanna. 

In quella apparizione Maria invitava il frate a prendere una delle statue approdate, precisamente quella avvolta con una coperta di lana, per condurla alla loro chiesetta. La statua venne caricata su un carro trainato da buoi che si fermarono proprio sul promontorio che sovrasta Cefalù, dove sorgerà l’attuale Santuario.

La rifondazione della chiesa e del convento

Quando nel 1535 padre Sebastiano Majo da Gratteri, uno dei primi seguaci della riforma cappuccina, si stabilì a Gibilmanna, ottenne la facoltà di rifondare la chiesa ed il convento. Accanto alla vecchia cappella benedettina fu costruito un primo edificio conventuale, con solo sei piccole celle costruite rozzamente.

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Quando invece fu eletto guardiano, nel 1619, padre Sigismondo da Pollina, si costruì infine la nuova chiesa al posto dell’antica cappella benedettina, ormai del tutto insufficiente a contenere i pellegrini. La chiesa fu allargata verso ovest e dotata di una sacrestia e di una scalinata di accesso, mentre la facciata era già preceduta da un portico.

L’accoglienza per i numerosi pellegrini che visitano il santuario

Da allora si trasferì nella nuova chiesa la venerata immagine della Madonna con Bambino, un affresco in stile bizantino dell’antica cappella benedettina. Questo, una volta distaccata, venne inserita nel muro della cappella della Madonna, e nella chiesa vi si portarono anche la statua della Vergine e un antico Crocefisso ancora di stile bizantino, collocato sulla parete laterale della cappella, che parlò a uno dei padri guardiani del convento.

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Un nuovo dipinto raffigurante l’Assunta venne realizzato per l’altare maggiore, e la vecchia cappella venne così definitivamente abbattuta. In quegli anni fu considerevolmente ingrandito e migliorato, grazie a diversi rifacimenti utili alle esigenze di accoglimento dei pellegrini, che avvengono numerosi fino ai giorni d’oggi.

Giovanni Bernardi

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