Figlio di pastori romani, Vescovo di Roma per circa dieci anni. San Sisto I rinnovò la liturgia sotto l’imperatore Adriano.
San Sisto I (nell’etimologia Sisto è una variante di “sesto”) fu il sesto papa a salire al soglio pontificio dopo san Pietro. Nacque in un contesto storico di pseudo tolleranza verso i cattolici. Dopo la scelta di Traiano di mitigare la propria politica persecutoria, l’imperatore Adriano scrisse al proconsole d’Asia: “Se uno fa le sue accuse e dimostra che i cristiani operano contro le leggi, la colpa deve essere punita secondo la gravità. Ma se qualcuno si avvale di questo pretesto per calunniare, allora deve essere punito”.
San Sisto I ricoprì la carica pontificia per circa un decennio. Eusebio di Cesarea riporta nel suo Chronicon la seguente datazione: 114-124 d.C. Lo stesso Eusebio nella Historia ecclesiastica sostiene che fu papa dal 114 al 128 d.C. Il catalogo Liberiano attribuisce a Sisto un episcopato decennale, dal 117 al 126. Il Liber pontificalis (n.8) non riferisce la data di inizio, ma concorda su quella finale. In ogni caso, si può notare che anche se differiscono di pochi anni, le fonti concordano sull’operato decennale di papa Sisto I. Alla sua morte, fu sepolto nel cimitero vaticano presso San Pietro, il 3 aprile.
Il Liber Pontificalis attribuisce a Sisto alcune disposizioni di carattere liturgico e disciplinare. La prima riguarda l’uso dei vasi sacri, definiti “ministeria sacrata”. Sisto dispose che l’utilizzo dei vasi era riservato ai soli ministri del culto. La seconda disposizione riguardava i vescovi. Sisto prescriveva che ogni Vescovo convocato a Roma, al ritorno alla propria sede, non poteva essere accolto senza una lettera di saluto della sede apostolica. Terza disposizione liturgica era quella dell’introduzione del Sanctus durante la celebrazione della messa.
Non ci sono dettagli sul tipo di martirio che patì Sisto I. Una narrazione storica del XIV secolo sostiene che i suoi resti furono spostati nel duomo di Alatri (Frosinone) e nella cattedrale di Alife (Caserta). Tali resti furono rinvenuti nel 1584.
Fabio Amicosante
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