Oggi 23 dicembre, San Giovanni da Kety: la genuinità del suo cuore converte persino dei malviventi

Nel XV secolo in Polonia, san Giovanni da Kety è un sacerdote dal cuore tanto buono: a tal punto che un suo gesto converte addirittura dei delinquenti.

San Giovanni da Kety
San Giovanni da Kety – lalucedimaria.it

Nel giorno dell’anti-vigilia di Natale, il 23 dicembre, si ricorda la figura di san Giovanni da Kety, sacerdote polacco. Nasce con il nome di Giovanni Canzio il 23 giugno 1390  a Kęty, una località a pochi passi da Oświęcim nella parte sud-ovest di Cracovia.

Nella città polacca studia all’Accademia, quella che in seguito sarà la celebre Università Jagellonica, e diventa un grande dotto. Dopo essersi laureato in filosofia si fa sacerdote. A Miechow fa il rettore di una scuola agostiniana.

Santo di oggi 23 dicembre: San Giovanni da Kety, il suo bel cuore converte persino i malfattori

Diventa ben presto un grande docente e a Cracovia insegna Sacre Scritture e poi dirige il dipartimento di teologia. Nonostante fosse un grande studioso aveva un atteggiamento estremamente umile ed era molto caritatevole con gli altri.

Si preoccupava di chiunque fosse in difficoltà e cercava di dare il suo aiuto sia spirituale che materiale. Seguiva l’esempio dei Padri della Chiesa ed anteponeva il benessere degli altri al suo personale. Faceva rinunce di cose materiali, viveva del poco e dell’essenziale, diceva che c’era chi aveva meno di lui e che si poteva vivere di poco.  Ciò che contava per lui era il nutrimento della sua anima.

Faceva molti digiuni, sapendone l’importanza e i grandi frutti spirituali che ne derivano. Trascriveva manoscritti di testi teologici e accademici e si occupa di trascrivere anche le Sacre Scritture. Per la sua grande erudizione diviene precettore della casa reale polacca. Così ha modo di conoscere e avere a che fare con vari personaggi nobili e influenti che tratta allo stesso modo di come fa con i più poveri.

La forza della bontà che tocca i cuori

Combatti tutti gli errori, ma fallo con buonumore, pazienza, gentilezza e amore” era un suo prezioso insegnamento. In effetti, lui lo metteva in pratica anche nella difesa dell’ortodossia cattolica attaccata dalle eresie del suo tempo.

Contrastava sia l’eresia dei taboriti che quella degli hussiti di origine boema. La preghiera era al centro della sua vita e oltre a questa ci aggiungeva delle pratiche penitenziali. Faceva pellegrinaggi: ne fece uno in Terra Santa e a Roma andò per 4 volte a piedi: voleva pregare sulla tomba di san Pietro.

Fu protagonista di un episodio che mette in evidenza la grande genuinità della sua anima. Un giorno durante un viaggio viene derubato da un gruppo di ladri. Poi scappano. Lui, si rende conto che non gli hanno preso tutto e che ha ancora del denaro. Così li rincorre per darglielo. 

Questo gesto di resa così totale e di distacco dalle cose materiali tocca profondamente i cuori dei malviventi al punto che si convertono. Si inginocchiano ai suoi piedi e gli chiedono perdono oltre a restituirgli quello che gli avevano rubato.

Muore anziano nel corso della Messa per la Vigilia di Natale nel 1473, ma la sua memoria liturgica è spostata al 23 dicembre e in Polonia al 20 ottobre. Beatificato nel 1676 e canonizzato nel 1767, è diventato patrono dell’arcidiocesi di Cracovia, degli insegnanti delle scuole cattoliche e della “Caritas”.

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