Sant’Alfonso Maria De Liguori: Quando morirò dove si troverà l’anima mia?

Un bellissimo brano scritto da Sant’Alfonso Maria de Liguori ci invita a riflettere sul passaggio dalla vita terrena a quella ultraterrena.

Il Santo invita a pregare il Signore affinché conceda loro la forza e la volontà di fare qualcosa nel suo nome, prima di passare all’eternità.

Invito alla meditazione

L’idea della morte spaventa chi nel corso della propria vita non ha ancora trovato risposta al senso della stessa. L’idea della morte, però, spaventa anche chi, sebbene sia cattolico, è molto legato alla propria esistenza terrena o non ha trovato il modo per mettere a posto tutti gli errori commessi. Proprio per questo vi proponiamo un brano scritto da Sant’Alfonso Maria De Liguori contiene un invito alla meditazione su questo passaggio dalla vita terrena a quella ultraterrena.

Lo scritto di cui parliamo è contenuto nel libro ‘Via della salute’ ed in questo si legge: “Gran predica è questa parola: Si ha da morire. Fratello mio, è certo che un giorno avete da morire. Siccome voi un giorno siete stato scritto nel libro dei battezzati, così un giorno (e questo già sta determinato da Dio) avete da essere scritto nel libro de’ morti. Siccome voi ora, nominando i vostri antenati, dite la buona memoria di mio padre, di mio zio, di mio fratello; così i posteri diranno anche di voi.

Siccome voi avete più volte udito suonare a morto per gli altri, così gli altri un giorno udiranno suonare a morto per voi, e voi starete già nell’eternità. Ah mio Dio, che ne sarà di me allora, quando il mio corpo sarà condotto alla chiesa, e sul mio cadavere si dirà la Messa, dove si troverà l’anima mia? Signore, datemi aiuto di fare qualche cosa per voi, prima che mi giunga la morte. Povero me, se ora ella mi giungesse!”.

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Commento al brano di Sant’Alfonso

Nella prima parte del testo, dunque, Sant’Alfonso si sofferma sull’ineluttabilità della morte e sul fatto che prima o poi dobbiamo venire a contatto con essa. Nel prosieguo invita l’ipotetico lettore a considerare l’ipotesi di un reo che, condannato a morte, non si cura del trapasso e ride di gusto. In quel caso probabilmente si tratta di una persona che non crede all’aldilà, ma invita i credenti a porsi la domanda: io penso al momento in cui morirò? Sono pronto a quell’evenienza? La mia anima è purificata da tutti i suoi peccati? Qui torniamo alla considerazioni iniziale, ovvero che i credenti possono essere impreparati al trapasso poiché non a posto con la coscienza.

Ed ecco che in soccorso a questi Sant’Alfonso scrive che sebbene ci siano molte cose che ci ricordino la morte costantemente, non bisogna rifuggirle ma accoglierle ed essere pronti ad abbracciare Gesù Cristo:

“Guardate in quel cimitero il mucchio di tanti scheletri, ognuno de’ quali vi dice: ‘Quel che è avvenuto a noi, ha da succedere a te’. Lo stesso vi dicono ancora i ritratti de’ vostri parenti già morti, le carte scritte per le loro mani, le camere, i letti, le vesti un tempo da essi possedute e poi lasciate. Tutte queste cose vi ricordano la morte, che vi aspetta. Ah Gesù mio crocifisso, non voglio aspettare ad abbracciarvi, quando mi sarete dato nell’ora della mia morte; da ora vi abbraccio e vi stringo al mio cuore. Per lo passato tante volte io v’ho discacciato dall’anima mia, ma ora v’amo più di me stesso e mi pento di avervi disprezzato. Per l’avvenire io sarò sempre vostro, e voi sarete sempre mio. Così spero alla vostra passione. E così spero ancora alla vostra protezione, o Maria”.

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Luca Scapatello

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