Madre Teresa di Calcutta diceva: “Io non posso immaginare neanche un istante della mia vita senza Gesù. Il premio più grande per me è amare Gesù e servirlo nei poveri”.
Agnes Gonxha Bojaxiu (1910-1997, Albania) era di famiglia benestante, in un luogo dove convivevano cristiani, musulmani e ortodossi. Si preoccupavano di essere caritatevoli col prossimo e ligi nella preghiera comunitaria.
“Quando penso a mia mamma e a mio papà, mi viene sempre in mente quando alla sera eravamo tutti insieme a pregare”, avrebbe detto in seguito.
E Agnes non fece altro che propagare quel sentimento di carità disinteressata, per tutta la sua vita e in tutto il mondo, trasferendosi in una Nazione, l’India, in cui, come in Albania, diversi credi religiosi si contendevano i fedeli.
“Di sangue sono albanese. Ho la cittadinanza indiana. Sono una Monaca cattolica. Per vocazione appartengo al mondo intero. Nel cuore sono totalmente di Gesù”.
Era entrata nella Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto, a 18 anni. Recatasi prima in l’Irlanda, poi in India, prese il nome di Suor Maria Teresa del Bambin Gesù, in memoria di Santa Teresina di Lisieux.
Cominciò ad insegnare storia e geografia, nel Collegio delle Suore di Loreto a Entally, della zona orientale di Calcutta, che ospitava le ragazze delle famiglie più abbienti.
Così, diede inizio a quella missione che occuperà il resto della sua vita.
Scelse come abito un sari bianco (segno di lutto in India), con un bordo azzurro (il colore della Madonna) e iniziò a cercare i dimenticati di Calcutta, fino dentro le fogne della città, dove abitavano malati, affamati, moribondi.
Pian, piano si unirono a lei altre ragazze, qualcuna delle sue ex allieve anche, finché la Diocesi le concesse il riconoscimento della Congregazione. Divennero le Suore della Carità, ora presenti in moltissimi Paesi.
Nello stesso periodo, purtroppo, nella sua terra natia, segnata dalla tirannia comunista, la famiglia di Madre Teresa venne usurpata di tutti i suoi beni, mentre alla Suora veniva vietato di rivedere i suoi consanguinei.
Ma la sua opera cresceva, se ne diffondeva l’odore in tutto il mondo, tanto che ebbe più di un’occasione per parlare di ciò che accadeva tra i sobborghi dimenticati, e non solo.
Davanti ai potenti della terra, ad esempio, quando il 17 Ottobre del 1979 ricevette il Premio Nobel per la Pace (che accettò solo in nome dei suoi poveri), non mancò di parlare di quella che era, a suo e nostro avviso, la minaccia più insidiosa del tempo odierno: l’aborto.
Lei disse: “Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa (…). Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me”.
Questa donna della carità ha sfidato il mondo e le coscienze, con una dolcezza tale che a stento si riesce ad immaginare. Lei stessa si definì, con molta umiltà: “Sono come una piccola matita nelle sue mani, nient’altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata”.
Madre Teresa degli ultimi, il tuo passo veloce è andato sempre verso i più deboli e i più abbandonati, per contestare in silenzio coloro che sono ricchi di potere e di egoismo:
l’acqua dell’ultima cena è passata nelle tue mani instancabili, indicando a tutti coraggiosamente la strada della vera grandezza.
Madre Teresa di Gesù, tu hai sentito il grido di Gesù nel grido degli affamati del mondo
e hai curato il corpo di Cristo nel corpo piagato dei lebbrosi. Madre Teresa, prega affinché diventiamo umili e puri di cuore come Maria, per accogliere nel nostro cuore l’amore che rende felici. Amen!
Antonella Sanicanti
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