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Sant’Agostino: comprendere con l’intelligenza il mistero della Santissima Trinità

Sul mistero della Santissima Trinità è stato scritto moltissimo, anche da Sant’Agostino, emblema dell’uomo che si converte e cerca Dio.

Sant’Agostino – photo web source

Sant’Agostino ha speso delle parole molto significative, per spiegare l’incarnazione di Dio in un uomo e il concetto del Dio trinitario, prerogativa del cristiano. Il Santo ha scritto: “Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo.

Sant’Agostino e la Ss. Trinità

Perché la Verità non avrebbe detto: Andate, battezzate tutte le genti nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19), se tu non fossi Trinità. Né avresti ordinato, Signore Dio, che fossimo battezzati, nel Nome di chi non fosse Signore Dio.

E una voce divina non avrebbe detto: Ascolta Israele, Il Signore Dio tuo è un Dio Unico (Dt 6, 4), se tu non fossi Trinità, in tal modo da essere un solo Signore e Dio. E se tu fossi Dio Padre e fossi pure il Figlio tuo verbo, Gesù Cristo, e il vostro dono lo Spirito Santo, non leggeremmo nelle Sacre Scritture: Dio ha mandato il Figlio suo (Gal 4, 4; Gv 3, 17). Né tu, o Unigenito, diresti dello Spirito Santo: Colui che il Padre manderà in mio nome (Gv 14, 26);  Colui che io manderò da presso il Padre (Gv 15, 26)”

L’essere Uno e Trino

L’essere Uno e Trino del Creatore si esplica, nelle Sacre Scritture, parola dopo parola. Esse descrivono l’onnipotente forza del Dio-Padre che dispone, del Dio-Figlio che si incarna nel grembo della Vergine Maria, del Dio-Spirito Santo che prepara le menti dei Profeti e degli Apostoli, che rinvigorisce in tutti la fede e Battezza.

Poco tempo prima, il Concilio di Nicea del 325, il primo della storia della Chiesa, aveva discusso e condannato la controversia provocata dal Monaco e teologo Ario. Egli riteneva la natura di Cristo inferiore a quella del Padre. Il Concilio ribadì, pertanto, la consustanzialità, ossia la stessa sostanza, la stessa natura del Figlio e del Padre. Ecco ancora le parole di Sant’Agostino sull’argomento.

“Dirigendo la mia attenzione verso questa regola di fede, per quanto ho potuto, per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato e ho desiderato di vedere con l’intelligenza ciò che ho creduto, e ho molto disputato e molto faticato. Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa’ sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre il tuo volto con ardore. Dammi tu la forza di cercare, tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta. Davanti a te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te.

Sant’Agostino: “Quando si parla molto, non manca il peccato”

Aumenta in me questi doni, fino a quando tu mi abbia riformato interamente. So che sta scritto: Quando si parla molto, non manca il peccato (Pr 10,19), ma potessi parlare soltanto per predicare la tua Parola e dire le tue lodi! Non soltanto eviterei allora il peccato, ma acquisterei meriti preziosi, pur parlando molto. Perché quell’uomo di cui tu fosti la felicità non avrebbe comandato di peccare al suo vero figlio nella fede, quando gli scrisse: Predica la parola, insisti a tempo e fuori tempo (2Tm 4,2). Non si dovrà dire che ha molto parlato colui che non taceva la tua Parola, Signore, non solo a tempo, ma anche fuori tempo? Ma non c’erano molte parole, perché c’era solo il necessario..

(…) Parlando di te, un sapiente nel suo libro, che si chiama Ecclesiastico, ha detto: Molto potremmo dire senza giungere alla meta, la somma di tutte le parole è: lui è tutto (Sir 43,29). Quando dunque arriveremo alla tua presenza, cesseranno queste «molte parole che diciamo senza giungere a te»; tu resterai, solo, tutto in tutti (1Cor 15,28), e senza fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio e divenuti anche noi una sola cosa con te. Signore, unico Dio, Dio-Trinità, sappiano essere riconoscenti anche i tuoi per tutto ciò che è tuo di quanto ho scritto in questi libri. Se in essi c’è del mio, siimi indulgente tu e lo siano i tuoi”.

Leggi anche – Nicea 20 maggio 325: dal primo Concilio Ecumenico il nostro “Credo”

Antonella Sanicanti

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