Oggi è la festa liturgica di una delle Sante più amate in Sicilia, che più volte, ha protetto la sua città dalla furia del vulcano.
Sant’Agata, vergine e martire, Patrona di Catania, ha steso la sua mano e protetto, dalla furia e della lava dell’Etna, la città di Catania, assicurandole protezione da distruzione sicura. Le torture e il martirio che ella stessa subì, non scalfirono la sua fede in Cristo.
Sant’Agata e la sua protezione dall’Etna
Sant’Agata si lega, non solo alle persecuzioni romane nei confronti dei cristiani avvenute in Sicilia, ma anche alla protezione che la stessa ha dato alla sua città dalla furia distruttrice del vulcano Etna. La storia e la tradizione hanno più volte raccontato di come la giovane martire stese la sua mano contro il vulcano che minacciava la distruzione di Catania.
L’anno dopo la sua morte, nel 252 d.C., Catania venne minacciata ancora da una violenta eruzione dell’Etna. Gli abitanti, spaventati davanti all’avanzante torrente di fuoco, fecero ricorso al Velo di S. Agata (un velo che , originariamente era bianco, segno della purezza della giovane martire, ma che diventava rosso quando fu posto a contatto con la lava) che circondava suo sepolcro.
Quel Velo fu innalzato contro il fuoco che avanzava inesorabile. L’eruzione si fermò proprio il 5 febbraio, giorno dell’anniversario del Martirio di Sant’Agata.
Nel 1444 si verificò una grave eruzione lavica a bassa quota. La lava stava per investire in pieno un villaggio situato a pochi chilometri da Catania. Il monaco Pietro Geremia, seguito dal Clero e dal tutto il popolo, portò il Velo della Santa incontro al fuoco. La lava, miracolosamente, cambiò direzione.
Nel marzo del 1669 (e fino a giugno), iniziò una delle più imponenti eruzioni laviche dell’Etna che la storia ricordi. Il magma fuoriusciva veloce dirigendosi minaccioso verso Catania. Ad aprile, il fiume di fuoco era alle porte della città. I catanesi si strinsero attorno alle reliquie di Sant’Agata. Il Castello Ursino fu attorniato dalla lava ma, con grande sorpresa, cambiò, ancora una volta, direzione.
Agata: vergine consacrata a Dio
La storia di Agata è una storia molto particolare. Era una vergine consacrata a Dio. Nata in una famiglia nobile e cristiana, aveva solo 15 anni, quando la persecuzione si accanì contro di lei. Siamo nel III secolo d.C, nel periodo in cui la città di Catania era governata dal proconsole Quinziano. Agata era una giovane che aveva consacrato la sua verginità a Cristo e verso lui aveva una fede salsa e certa.
La sua colpa era quella di aver rifiutato, con fermezza e ripetutamente, le lusinghe del Proconsole, nonché le sue disposizioni che le chiedevano di prostrarsi agli Dei pagani. Vano fu il tentativo, fatto per comando del Proconsole, della cortigiana Afrodisia e delle sue 9 figlie prostitute, perché Agata si convincesse a rinunciare al voto.
“La mia mente si poggia sulla viva roccia e ha le sue fondamenta in Cristo. Le vostre parole sono come vento, le vostre promesse come pioggia, le vostre minacce come fiumi. Per quanto infieriscano, le fondamenta non cedono, quindi la mia casa non potrà cadere” – disse, con fermezza, la giovane Agata.
L’amputazione dei seni e il martirio sul fuoco
A queste parole, Quinziano si arrese e ordinò che fosse torturata. Agata subì l’amputazione dei seni con le tenaglie. Ma la sua fede in Cristo era, come lei stessa aveva detto, una roccia.
Mentre sanguinava dopo aver subito il supplizio, San Pietro le apparve e la guarì. Agata fu condannata, quindi, al martirio sui carboni ardenti. La giovane fu fatta rotolare più volte su di essi e le sue urla di dolore coincisero con un terremoto, che sembrava minacciare la distruzione della città. Solo questo smosse, l’animo di Quinziano, che fermò il supplizio.
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Purtroppo, per Agata era troppo tardi: morì, ricoperta di piaghe su tutto il corpo. E proprio al fuoco e alla protezione della sua città che Sant’Agata è collegata.
ROSALIA GIGLIANO