La fama dei poteri taumaturgici di San Vito arrivò a Polignano (Bari), grazie alla testimonianza della signora Fiorenza, salvata da una tremenda sciagura.
La nobildonna, che si era trovata coinvolta in una tempesta, lungo il fiume Sele (Campania), iniziò a pregare per la sua sorte. Dio le inviò San Vito in soccorso, il Santo ragazzino, martirizzato proprio presso il Sele, luogo in cui aveva cercato rifugio, scappando dai soldati dell’Imperatore Diocleziano.
In seguito a quell’episodio, si attribuì a quella nobildonna il ritrovamento e la sepoltura, in quei luoghi, dei corpi di San Vito e delle due persone, martirizzate insieme a lui, che se ne prendevano cura e che lo avevano iniziato alla spiritualità cristiana: Crescenzia e Modesto.
Le spoglie dal Sele a Polignano
Se non che, tempo dopo, la signora Fiorenza ebbe una nuova visione di San Vito, in sogno, proprio nel momento in cui il fratello era gravemente malato.
La nobildonna, non solo si occupò di realizzare le richieste del Santo, ma fece anche costruire una Chiesa, a Locus Marianus, in onore dei tre Martiri, che donò, poi, ai Frati Benedettini.
Il culto di San Vito è diffusissimo, in Italia, come nel resto del mondo, in Paesi come la Repubblica Ceca, la Croazia, il Brasile.

Quel giorno, una processione (in tempi “normali” e non in epoca di Coronavirus), prima via mare, poi via terra, porta la statua del Santo fino al centro storico della città, dove è allestito un altare, su cui sosterà fino al 16 Giugno, per mettere ai fedeli di onorarlo. Da li, poi, ritornerà, accompagno sempre dai fedeli in processione, nella propria Abbazia.
Antonella Sanicanti
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