San Tommaso d’Aquino fu un esempio di purezza e autore di trattati e di preghiere usati tutt’ora, per gli studi dei sacerdoti e nelle liturgie.
Tommaso d’Aquino (1225-1274, Frosinone) era destinato, secondo il volere della facoltosa famiglia a cui apparteneva, alla vita politica o cardinalizia. Per questo, sin da piccolo, fu mandato come oblato (servitore/apprendista, potremmo dire) all’Abbazia di Montecassino.
Ciò costituiva una corsia preferenziale per chi, da adulto, avesse voluto intraprendere la carriera ecclesiastica.
Tommaso, però, per una serie di circostante, scelse di far parte dei Domenicani, a Napoli, definiti come un Ordine mendicante.
La famiglia non comprese la sua scelta, tanto che, quando fu inviato dai suoi Superiori a Parigi, per completare gli studi, fece di tutto per fermarlo.
La madre, castellana di Roccasecca, voleva che tornasse ad occuparsi degli affari di famiglia e, con l’aiuto dell’Imperatore e degli altri figli a servizio del regnante, fece in modo che Tommaso fosse raggiunto e riportato verso casa. Nel castello di Monte San Giovanni, Tommaso rimase chiuso per un anno intero, mentre la famiglia cercava di dissuaderlo dalla sua vocazione in ogni modo, anche facendo entrare nella sua cella una donna. Tommaso difese la sua castità, brandendo un tizzone ardente!
Quando la famiglia, finalmente, si rassegnò alla sua scelta, Tommaso raggiunse Colonia, per diventare discepolo di Sant’Alberto Magno (1193-1280), il teologo e filosofo Domenicano.
Nel 1256, era sacerdote e insegnava all’Università di Parigi. In seguito, passando per Napoli, Anagni e Orvieto, fu incaricato da Papa Urbano IV di comporre la liturgia della solennità del Corpus Domini.
Compose anche il “Pange Lingua gloriosi Corporis mysterium”, l’inno che anche oggi cantiamo quando riceviamo la benedizione col Santissimo Sacramento.
Questa è considerata la sua più grande opera ed è divisa in tre parti: Dio uno e trino, “processione di tutte le creature da Lui”; “movimento delle creature razionali verso Dio”; Gesù “che come uomo è la via attraverso cui torniamo a Dio”. L’opera fu scritta in 7 anni, ma non è stata mai conclusa, nella sua ultima parte.
Nel 1274, Tommaso d’Aquino fu chiamato a partecipare al Concilio di Lione, ma non vi arrivò mai: si fermò a Maenza, nella Diocesi di Terracina. Da li arrivò all’Abbazia di Fossanova, dove morì. Lo ricordiamo come Dottore della Chiesa il 28 Gennaio e il 7 Marzo, giorno del suo decesso.
O Signore, che rendeste sommamente distinto il vostro servo San Tommaso, per l’amore delicato alla santa purezza, per la scienza sublime delle cose divine, così da risplendere nella vostra Chiesa come angelo e maestro; noi vi preghiamo, che sull’esempio di lui, che non volle altro premio che la vostra gloria, noi pure, rimuovendo ogni vano ed orgoglioso desiderio, alla vostra gloria abbiamo ad indirizzare i nostri studi e nel solo e purissimo vostro amore trovare compenso e consolazione. Amen.
Antonella Sanicanti
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