Oggi 29 maggio: San Paolo VI affrontò la crisi di obbedienza nella Chiesa

San Paolo VI fu il Papa del Concilio Vaticano II e il suo Pontificato lasciò un’impronta indelebile nella storia della Chiesa dell’ultimo secolo.

Paolo VI
Paolo VI – photo web source

Papa Montini venne eletto al Soglio Petrino il 21 giugno 1963 e dichiarò fin dal primo giorno di avere tra gli obiettivi del suo Pontificato quello di portare avanti il Concilio Ecumenico Vaticano II.

Le sue parole pronunciate al termine del Concilio

Nel giorno della sua incoronazione, il 30 giugno 1963, disse: “Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, non altri, la guida e la salva”.

Ridefinì il Concilio Vaticano II “il catechismo del nostro tempo”, riuscì a portarlo a termine l’8 dicembre 1965, in mezzo a tanti scontri e difficoltà all’interno della Chiesa e tra i padri conciliari, che portavano avanti posizioni differenti, a volte molto distanti tra loro.

Il messaggio di Paolo VI alla fine del Concilio indirizzato ai giovani

Lui, Papa Montini, si lasciò sempre guidare dalla fermezza della fede dimostrando però anche una forte capacità di mediazione, unita a prudenza e tenacia, saggezza e fermezza, e ciò rese possibile il mantenimento dell’unità della Chiesa verso il Rinnovamento nel segno della fedeltà alla Tradizione, e soprattutto al Vangelo.

Alla fine del Concilio, Paolo VI decise di indirizzare il suo messaggio ai giovani, spiegando loro che “la Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo eternamente giovane”.

La fervente stagione di riforme per la Chiesa nata alla fine del Concilio

Alla fine del Concilio cominciò quindi una fervente stagione di riforme per la Chiesa, alcune molto importanti, nella strada della sempre maggiore conformità al Vangelo e efficacia nell’evangelizzazione. La sua preziosa tiara, simbolicamente, venne venduta a favore dei poveri. Mutò il nome e il regolamento del Sant’Uffizio, che divenne la Congregazione per la dottrina della fede. Abolì dell’Indice dei libri proibiti, riformò le indulgenze e le Congregazioni romane, oltre che la Curia romana.

Sciolse i Corpi armati pontifici, eccetto la Guardia Svizzera, attuò la riforma liturgica voluta dal Concilio, con il nuovo rito per la celebrazione dell’Eucaristia e i libri liturgici riformati. Chiese ai cardinali di presentare rinuncia al compimento dei 75 anni e stabilì che al compimento di 80 anni avrebbero perso il diritto alla partecipazione al conclave, fissando a 120 il numero massimo di cardinali elettori.

Le sue fondamentali encicliche sulla vita e la dottrina della Chiesa

Dovette però affrontare una dura crisi di obbedienza nella Chiesa, che sfociava in molte critiche nei suoi confronti. Mentre in Italia venivano approvate le leggi sul divorzio e sulla legalizzazione dell’aborto, però, lui insistette spesso, nei suoi discorsi, a favore della famiglia e della vita. Indisse inoltre la prima Giornata Mondiale della Pace nel 1968, il primo gennaio.

Scrisse infine anche il primo documento ufficiale di un pontefice sulla gioia cristiana, ma furono molte e fondamentali le sue encicliche sulla vita e la dottrina della Chiesa. Come ad esempio “Ecclesiam suam” sulla Chiesa, “Mysterium fidei” sull’eucaristia, “Populorum progressio” sullo sviluppo dei popoli, “Sacerdotalis caelibatus” sulla natura del sacerdozio, “Humanae vitae” sul matrimonio e la regolazione delle nascite.

Fu il Papa dei viaggi apostolici in tutto il globo e del dialogo tra le fedi

Molto importanti e noti furono i suoi viaggi, in quanto fu il primo Papa dopo secoli a uscire dall’Italia, a partire dal suo primo pellegrinaggio in Terrasanta nel 1964, incontrando il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Atenagora I, e via via in tutti i continenti: dall’India all’assemblea dell’ONU, a Fatima, Colombia, Ginevra, Uganda, Iran, Pakistan, Filippine, Samoa, Australia, Indonesia, Hong Kong.

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A Manila scampò persino ad un attentato. D’altronde una delle sue più importanti esortazioni apostoliche, l’Evangelii nuntiandi, metteva al centro proprio il tema dell’evangelizzazione nel rispetto delle culture, e quindi del dialogo interreligioso, altro punto centrale del suo Pontificato insieme anche allo slancio ecumenico e per la pace.

La spiritualità di Papa Montini e il dolore per il dramma del delitto Moro

La sua spiritualità era ricca e affascinante, capace di unire il desiderio e la contemplazione del mistero di Dio con l’amore per l’umanità e la spinta a fare dialogare la fede con il tempo in cui è immersa, e quindi nel suo caso con la modernità. Il senso costante della presenza di Dio veniva da lui espresso nella preghiera, costante, da cui attingeva la forza per le sue azioni, decisioni e parole.

Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, proclamò la beata Vergine Maria “Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima”.

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Mentre quando il 16 marzo 1978 i terroristi delle Brigate Rosse rapirono il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, Paolo VI inviò una toccante lettera ai terroristi, in cui chiedeva la liberazione. Non fu sufficiente, perché lo statista venne barbaramente assassinato il 9 maggio. Il giorno della messa di suffragio, nella basilica di San Giovanni in Laterano, Papa Montini pronunciò un’accorata preghiera, sullo stile delle lamentazioni bibliche, nella quale invocava Dio ma gridava anche il suo sgomento per quanto accaduto.

Giovanni Bernardi

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