Pare che ci siano molte testimonianze di persone protette in guerra dall’Arcangelo San Michele. Ecco quella di un ragazzo, che si chiamava proprio Michele, che partecipò alla guerra di Corea, del 1950. Michele scrisse alla madre: “Mi raccomandasti di dire ogni giorno una preghiera a San Michele. In effetti, l’ho sempre fatto. Ma quando mi hanno mandato in Corea l’ho pregato ancor più fortemente (…) Un giorno mi trovavo con la mia pattuglia in avanscoperta in prima linea. Avevamo esplorato la zona per scovare guerriglieri nord-coreani”.
Ma i due non vedevano più nessuno al loro fianco, tutti gli altri soldati sembravano essere stati inghiottiti dalla tormenta.
“Quando arrivammo in cima alla collina guardai avanti. Mamma, il mio cuore s’arrestò! Lì erano in sette! Sette guerriglieri comunisti con le loro giacche, i pantaloni imbottiti e i loro ridicoli copricapo (…). A terra, Michele, gridai buttandomi sulla terra ghiacciata”.
“(…) Forse ero in preda a uno shock, perché mi sembrava di vedere Michele davanti a me di nuovo in piedi … solo che questa volta il suo volto era circondato da una luce insopportabilmente abbagliante. Sembrava che si trasformasse mentre lo osservavo. Divenne più grande, le sue braccia si allargarono. Nella sua mano teneva una spada … una spada che brillava di milioni di luci. Ecco, questa era l’ultima cosa di cui mi ricordo, fino a quando gli altri compagni non mi trovarono”.
Quando i compagni raggiunsero Michele, lui racconto dell’accaduto e chiese se avessero ritrovato anche il suo compagno. Risposero: “Dove è chi?”. “Ragazzo mio –disse il suo sottufficiale– non hai marciato con nessuno. Non ti ho perso di vista neanche per un momento. Ti sei avventurato troppo in avanti! Stavo per richiamarti, quando poi sei scomparso nella bufera di neve”.