Roberto Saviano dovrebbe sapere che i cattolici non hanno la pretesa di influenzare le masse; noi seguaci di Cristo siamo, per definizione, coloro che subiscono periodicamente la gogna, a cui la società li espone, e le parole dello scrittore ne sono un emblema.
Come chiunque altro, però, i cattolici hanno il diritto di esprimere le loro opinioni e nessun Saviano ce lo impedirà, così come chi crocifisse Cristo non impedì il realizzarsi della sua opera di redenzione per l’umanità intera, anche per quella parte di essa che lo aveva condannato.
Forse a questo punto, Roberto Saviano potrebbe replicare che ci sono stati dei periodi di buio nella storia della chiesa, in merito a ciò che si ritiene vera fede, ma questo lo sappiamo già e nessuno ha intenzione di negarlo. Del resto, coloro che non sono cristiani davanti a Dio, non lo saranno certo davanti agli uomini e questo ci basta per comprendere che la debolezza umana non sminuisce mai la Misericordia divina.
Il bello dell’essere cristiani è anche il fatto di essere consapevoli di non poter nascondere la coscienza -pulita o sporca che sia- a Dio, che legge nel cuore e nella mente. Gli uomini, invece, si possono ingannare facilmente e Saviano lo sa bene.
Saviano si è proposto spesso ai mass media come il paladino della morale e della giustizia, ma il suo è un prodotto confezionato ad hoc, per pubblicizzare se stesso e vendere i suoi libri.
Lo dimostrano le diverse sentenze dei Tribunali, che lo hanno dichiarato colpevole di diffamazione e plagio, e non una volta soltanto.
Ricordiamo, ad esempio, che il Tribunale d’Appello di Napoli -e non un gruppo imprecisato di cattolici- lo ha accusato di “un’illecita riproduzione” di testi altrui.
E come non citare le parole dell’ex parroco di Scampia, don Aniello Manganiello, che dipinge Saviano coi colori che merita.
Don Aniello Manganiello, che ha passato la sua vita a raccogliere dalle strade i figli dei malavitosi, per cercare di offrire loro un futuro lontano dalla violenza, dice: “Anch’io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo, ma ho sempre rifiutato la scorta, per stare in mezzo alla mia gente. Saviano deve sapere che il suo gioco è ormai scoperto: non ha trascorso nemmeno una intera giornata a Scampia, altrimenti ci saremmo incontrati o almeno i miei parrocchiani me lo avrebbero riferito”.
“Quando i camorristi mi chiedono di organizzare il futuro dei figli per evitare che facciano la loro fine, io non mando quei ragazzi ai cortei anticamorra con una bandiera e un megafono in mano e non propongo loro i sermoni di Saviano. No. Io devo trovare le soluzioni, i soldi per farli mangiare, per impedire che le ragazze vadano ad abortire, per comprare i pannolini e pagare le bollette”.
E il sacerdote continua a spiegare che Roberto Saviano non ha ceduto nemmeno un euro dei suoi guadagni, per quelle persone che dice di voler difendere.
In un mondo oggi completamente alla deriva, in quanto a moralità, tanto che si riduce ad assurgere chiunque -con faccia seriosa e competente- propini una pseudo dottrina, socialmente accattabile, anche noi cristiani caschiamo, spesso, nell’inganno del buonismo, ogni qualvolta diamo retta al Vip di turno, che ci commuove con storie struggenti.
Eppure noi dovremmo sapere che non si può dare retta a Dio e a Mammona. Se, dunque, non è difficile comprendere che le donne abusate, quelle infibulate, quelle sottomesse dai mariti o dai padri di ogni parte del mondo debbano essere difese, perché ogni persona è degna di rispetto, non possiamo poi perderci nella moda -degli ultimi 40 anni almeno- che ci vorrebbe pro aborto.
Ed ecco le parole di Roberto Saviano in merito: “L’obiezione di coscienza, imposta ai ginecologi più che liberamente scelta, in un Paese dove i padiglioni degli ospedali pubblici e laici sono intitolati a Santi, è una piaga che rende la 194 la più tradita delle leggi”.
“Non sanno che ciò che ha portato alla legge sull’aborto che oggi abbiamo in Italia sono state le sofferenze immense subite da chi abortiva clandestinamente”. “Queste storie le vostre nonne le conoscono, ma non ve le racconteranno mai per non farvi soffrire, per proteggervi”.
Da questo si deduce facilmente che le nostre nonne avrebbero voluto abortire i nostri padri, ma nessuna legge lo ha permesso, e che avere un bambino è un immenso dolore, no?
Roberto Savaino, forse ignora che la legge 194, che tutti ritengono permissiva per un interruzione volontaria e indisturbata di gravidanza, inneggia alla maternità, che va protetta e tutelata. Essa, infatti, permette l’aborto solo in casi rarissimi, in cui la soluzione non può essere diversa.
A tutti voi lasciamo questa riflessione e le sagge parole di don Manganiello, che ci possono illuminare anche in altre circostanze e per altri argomenti: “Si può scrivere di camorra senza conoscere concretamente il fenomeno: bastano le carte passate da avvocati e magistrati da cui ricavare storie per editori modaioli e reti tv in cerca di nuovi mercati. Solo così si spiega il fenomeno perché, a dirla tutta, Saviano mi sembra un modesto scrittore. Se lo invitiamo a Scampia non risponde nemmeno. Alla Municipalità hanno tentato più volte. A lui non interessa la realtà, è uomo di fiction”.
Antonella Sanicanti
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