Il riposo nello spirito è un concetto molto controverso, poiché è pressoché impossibile averne un resoconto preciso, se non dalla persona, diretta interessata, che lo ha vissuto.
Potremmo dire che si tratta di una momentanea, e solo apparente, perdita di conoscenza.
Accade specialmente durante una preghiera carismatica e porta il fedele ad accasciarsi al suolo, a cadere come se fosse preso da un improvviso e irrinunciabile colpo di sonno.
Può durare anche molto tempo, come pochi istanti e, quando la persona presa dal riposo nello spirito, si ridesta appare serena e in pace.
Sono i gruppi carismatici del Rinnovamento nello Spirito Santo a raccontarci di questi eventi, che solitamente seguono la preghiera specifica fatta su quella persona.
Chi lo ha provato racconta di non poter fare altro, in quel momento, che abbandonarsi allo Spirito, così perde la nozione del tempo che passa e, spesso, diventa più freddo, soprattutto alle estremità, mentre anche il polso gli si rallenta.
Anche la Bibbia parla di questo fenomeno. Nell’Antico Testamento si legge: Il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l’aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava” e ancora: “Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo a contemplare quella grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze”.
Gli Atti degli Apostoli raccontano di Saulo: “E cadendo a terra udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”.
Ora, pur comprendendo le buoni disposizioni d’animo di coloro che pregano e cadono, dunque, nel riposo dello spirito, non possiamo domandarci se su questi eventi venga effettuato il retto discernimento.
Antonella Sanicanti
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