RIGOPIANO IL RICORDO E’ ANCORA VIVO LA TRAGEDIA CHE ANCORA VIVE NEL CUORE E NELLA MENTE DI MOLTI
“Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma”.
Queste sono alcune delle ultime parole scritte dall’ex Generale dei Carabinieri Forestali Guido Conti, che, pochi giorni fa, si è ucciso con un colpo di pistola alla testa.
“Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: Potevo fare di più?”.
Certo, il crollo di Rigopiano urla, ancora oggi, delle situazioni poco chiare e, sicuramente, le autorità dovranno rispondere almeno della verità, alle famiglie delle vittime, ma una morte come quella del signor Conti, oltre a far riemergere il dolore nazionale per la sciagura, lascia sconforto tra i familiari e gli amici.
Ed è proprio accanto a loro che noi vogliamo stare, per sostenerli con la nostra preghiera, volendo comprendere come e perché la morte, a volte, riesca a rubare una vita troppo prematuramente.
Proprio per questo, dopo una tragedia del genere, né sopravvissuti, né soccorritori dovrebbero essere lasciati senza un supporto psicologico.
Come ci mostra la morte del signor Conti, coloro che svolgono un lavoro così impegnativo e delicato, difficilmente riescono ad estraniarsi dalle vicende vissute e a non sentirsene responsabili, qualora qualcosa andasse male.