Tutti siamo missionari e discepoli di Cristo nel mondo, proprio come lo sono stati gli Apostoli di Gesù. Papa Francesco ci spiega il perché.
L’ultimo incontro del Risorto con i suoi discepoli, prima di salire al Cielo. “Gesù per noi è sceso in terra e, sempre per noi, ascende al cielo” – commenta il Santo Padre, spiegando la Festa liturgica di oggi.
In una Piazza San Pietro che inizia di nuovo a riempirsi, Papa Francesco si affaccia, come di consueto, alle ore 12 per la recita del Regina Coeli, ma anche per dare un suo commento al brano del Vangelo di oggi. “In tutte le chiese oggi, si celebra la Solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo” – spiega.
La pagina del Vangelo di Marco ci presenta l’ultimo incontro di Gesù Risorto con i suoi discepoli prima di salire alla destra del Padre: “Di solito, le scene di addio sono tristi, procurano a chi resta un sentimento di smarrimento e di abbandono. Ma tutto questo ai discepoli non accade” – inizia a dire Francesco – “Nonostante il distacco dal Signore, essi non si dimostrano sconsolati anzi: sono gioiosi e pronti a partire missionari nel mondo”.
Perché la tristezza non attanaglia i discepoli che vedono il loro Maestro allontanarsi? “Anche noi dobbiamo gioire al vedere Gesù che ascende al cielo. L’Ascensione completa la missione di Gesù in mezzo a noi. Dopo essere disceso nella nostra umanità e averla redenta, ora ascende al cielo portando con sé la nostra carne. Lui è il primo uomo che entra in cielo, perché Gesù è vero uomo e vero Dio” – spiega il Papa.
“La nostra è in cielo e questo ci dà gioia” – afferma, con chiarezza il Pontefice. “Alla destra del Padre siede, ormai, un copro umano. Per la prima volta, con il Corpo di Gesù, in questo mistero, ognuno di noi contempla la propria destinazione futura”.
Non è un abbandono: Gesù è sempre con noi, specie nella preghiera: “Lui, come uomo e Dio, prega il Padre. A Lui mostra le piaghe della croce con le quali ci ha redenti. La preghiera di Gesù è lì, con la nostra carne […] E questo ci deve dare una sicurezza, anzi una gioia, una grande gioia! in una forma nuova. E il secondo motivo di gioia è la promessa di Gesù. Lui ci ha detto: “Vi invierò lo Spirito Santo” – continua il Pontefice.
Lo Spirito Santo che a breve invierà sugli apostoli, è un altro motivo della nostra gioia: “È lo Spirito Santo di quel giorno, che Gesù ha promesso, e poi nove giorni dopo verrà nella festa di Pentecoste. Proprio è lo Spirito Santo che ha reso possibile che tutti noi siamo oggi così. Una gioia grande! E poi ci invia lo Spirito Santo, ci promette lo Spirito Santo, per andare a evangelizzare” – conclude.
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ROSALIA GIGLIANO
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