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Opinioni e Approfondimenti

Il Quirinale mette in scena la mostra infernale. Scoppia il dissenso

Una mostra sull’Inferno sarà presto inaugurata a Roma, e si scatena la protesta su una manifestazione alquanto dubbia.

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È stato celebrato in pompa magna, con fotografie in evidenza su tutti i giornali, l’arrivo a Roma della celebre Porta dell’Inferno di Auguste Rodin (1840-1917)

Opera incompiuta

Si tratta probabilmente della più attesa delle opere rappresentate alla mostra Inferno, in programma alle Scuderie del Quirinale dal 15 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022. La monumentale scultura fu commissionata nel 1880 a Rodin, il quale vi lavorò per i successivi 37 anni, fino alla sua morte, lasciandola incompiuta.

La Porta dell’Inferno ha dimensioni mastodontiche essendo alta più di sei metri e larga quattro (per la precisione 635x400x100 cm). Per trasportarla dal Museo Rodin di Parigi a Roma si è reso necessario un camion speciale di cui esistono soltanto tre esemplari in tutta Europa.

L’altra faccia della belle époque

Per la realizzazione dei bassorilievi della Porta, Rodin si ispirò apertamente all’inferno dantesco. È possibile, infatti, scorgere personaggi assai noti della cantica, tra cui Paolo e Francesca e il Conte Ugolino. Dante è invece raffigurato nella posa di “pensatore” appena sotto l’architrave.

Speculare all’opera dello scultore francese è invece la Porta del Paradiso (a cui lo stesso Rodin si ispirò), realizzata da Lorenzo Ghiberti (1378-1455) in epoca rinascimentale e situata nel Battistero di Firenze.

La Porta dell’Inferno è quasi un rovescio della medaglia della belle époque parigina di fine ‘800, uno specchio dell’inquietudine che ribolliva nella Francia positivista e razionalista di quegli anni.

Lo stesso Rodin affermava: “Niente, davvero, è più coinvolgente della pazza bestia, morente per il desiderio insoddisfatto ed implorante invano la grazia che plachi la sua passione”.

Perché non anche il Paradiso?

La mostra Inferno in allestimento alle Scuderie del Quirinale ospiterà opere di Goya, Botticelli, Rubens, Tiepolo, Doré e molti altri. Epoche e stili molto differenti ma tutti accomunati dal tema della dannazione eterna.

Lo spunto nasce dalla doverosa celebrazione del 700° della morte di Dante Alighieri. In tal senso l’iniziativa sarebbe meritoria, eppure le perplessità non mancano.

Persino una rivista laica come l’Opinione delle Libertà ha così commentato: “È fonte di pensieri oscuri il fatto che sia stato scelto soltanto l’Inferno per tutta l’opera della Commedia di Dante, che invece è sublime e arcano veicolo di trasmutazione per l’uomo sino alle celestiali vette dove sta “l’Amor che move il sole e l’altre stelle”. Quasi si volesse, in realtà, magnificare ed esaltare più gli Inferi della possibilità di salvezza dell’uomo”.

C’è anche chi ha ritenuto simbolico il fatto di rappresentare una mostra sull’inferno presso il Quirinale che, nell’epoca preunitaria era la dimora dei pontefici.

15 ottobre: pura coincidenza?

Un’importante agenzia di stampa ha titolato: “L’Inferno conquista le Scuderie del Quirinale”. Altri ancora, etichettati come ‘complottisti’ hanno notato la coincidenza temporale (15 ottobre) dell’inaugurazione della mostra con l’entrata in vigore del green pass per i lavoratori.

Sembra quasi serpeggiare un sottile e morboso autocompiacimento nei confronti di tutto ciò che è infernale, luciferino, demoniaco. La stessa enfasi con cui è stato celebrato l’arrivo a Roma della Porta dell’Inferno di Rodin lascia molto pensare.

Nessuno ha pensato ad una mostra dal titolo “Paradiso”. Neanche ad un’abbinata Inferno-Paradiso (senza dimenticare il Purgatorio), che pure avrebbe rappresentato un omaggio più completo a Dante nel suo anniversario. Forse perché la salvezza eterna, per molti è un tema di scarso interesse?

Luca Marcolivio

Luca Marcolivo

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Luca Marcolivo

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