Gli apostoli chiedono di aumentare la quantità della loro fede: “Accresci in noi la fede”. Gesù invece
sposta il problema dalla quantità alla qualità della fede stessa. Infatti dice: “Se aveste fede quanto un
granellino di senape …”. Il granello di senape, lo sappiamo, è un seme piccolissimo, appena visibile agli
occhi. Dunque non è questione di aver chili di fede in più ma di averla più buona. Meglio bere un
solo bicchiere di vino di alta qualità che scolarsi una bottiglia intera di vino scadente. Una fede di
qualità dunque, ma anche una fede forte e resistente. Capace di sopravvivere anche nei momenti
difficili della vita. Com’è capitato a san Paolo che mantiene intatta la sua fede anche quando si trova
in carcere proprio a causa della fede stessa. San Paolo, infatti, si trova in carcere perché cristiano. E
dal carcere scrive al discepolo Timoteo: “Resisti anche tu! Resisti anche se devi soffrire a causa del
Vangelo”.
O com’è capitato al profeta Abacuc, qualche secolo prima. Il profeta Abacuc vive l’esperienza che
sovente viviamo anche noi. Si guarda attorno e vede che tutto va male. In giro c’è ingiustizia, c’è
oppressione, c’è violenza, ci sono litigi, contese, c’è comportamento immorale. Allora gli viene
spontaneo dire: “Ma Signore perché non intervieni, perché lasci trionfare il male, perché non metti le cose a
posto?”. Succede anche a noi. È facile credere quando tutto va bene, quando c’è la salute, quando non
ci sono grossi problemi, quando nessuna disgrazia attraversa la nostra vita, quella dei nostri familiari
Però, se la nostra fede è di qualità, potremmo dire di “buona stoffa”, allora supera anche questi
momenti difficili e non viene meno. Si realizza così quell’espressione che conclude il testo di Abacuc:
“Il giusto vivrà per la sua fede”. Espressione famosissima perché ripresa da san Paolo e riscoperta
all’inizio del 1500 da Martin Lutero che in essa ha trovato la soluzione agli interrogativi che lo
angosciavano e che proprio di lì è partito per costruire la sua teologia. Attenzione però: non
Raccontiamo qualcosa di Chiara Badano, una giovane originaria di Sassello in
provincia di Savona, appartenente al movimento di Focolarini, morta non ancora diciannovenne a
causa di un tumore. Certo Chiara è stata anche eroica nell’affrontare la terribile malattia e per questo
è oggi riconosciuta “beata”, ma prima ancora ha vissuto animata dalla fede tutto il resto della sua
vita. Tant’è che i primi sintomi del male li ha percepiti mentre giocava a tennis, come tanti altri
giovani di questo mondo. Mons. Angelo Amato nell’omelia della liturgia di beatificazione ha
ricordato alcuni episodi semplici e quotidiani della sua vita in quel di Sassello, episodi densi di una
radicalità evangelica sorprendente. Fra quelle dette una cosa soprattutto mi ha colpito: la
È chiaro che una fede così non la si trova magicamente, per caso, senza impegnarsi. Una fede così,
una fede di qualità, va curata, accudita, sostenuta, nutrita. Fin quando si è vivi. E proprio
mentre si beatificava Chiara Badano, è morto don Andrea Gasparino, fondatore della “Città dei
ragazzi” di Cuneo, oggi “Centro Missionario padre de Foucauld”. Aveva 83 anni. Nel tracciarne un breve
profilo, colui che sarà il suo successore, ha detto: “Fino all’ultimo padre
Andrea ha cercato di crescere nella preghiera e nell’amore verso Dio”. Fino all’ultimo, anche se aveva 83
anni, anche se era una santo vivente ha lottato e come san Paolo ha potuto esclamare : Ho combattuto la buona battaglia ho conservato la mia fede. .
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