Qual è la più bella frase del Cristianesimo da tenere sempre a mente?

Il Papa punta, in particolar modo, a porre l’attenzione sulle frasi pronunciate da Gesù, che sono vicine a noi e al nostro quotidiano, più di quanto immaginiamo.

Ci spinge ad osservare l’aspetto più intimo del Vangelo e, anche, le parole dette da Gesù e dagli Apostoli nel suo nome

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La frase più importante

Il Santo Padre ha il compito, oltre che di guidare la Chiesa, di istruire coloro che lo ascoltano, alla stessa stregua di come Gesù faceva con le folle. E Francesco, anche usando parole semplici, vicine alla nostra quotidianità, ci illustra come la Parola di Dio sia più vicina a noi di quanto non immaginiamo.

In una delle sue ultime catechesi, Francesco ha posto l’attenzione su una delle più belle frasi dell’intero Cristianesimo. Quando il pagano Cornelio si getta ai piedi dell’apostolo Pietro, quest’ultimo gli dice: “Alzati: anch’io sono un uomo!”. In molti si chiederebbero cos’ha di speciale questa frase. Ma Francesco va a fondo: “Il cristianesimo dev’essere sempre umano e umanizzante, riconciliare differenze e distanze trasformandole in familiarità, in prossimità. San Paolo VI amava citare la massima di Terenzio: “Sono uomo, niente di ciò ch’è umano lo stimo a me estraneo” – spiega.

“Alzati, anche io sono uomo!”

Un cristianesimo che sia umano, fatto di uomini che si riconoscano l’uno con l’altro e che non prendano il sopravvento l’uno sull’altro. Il Santo Padre ci fa osservare come, anche nell’abito della Chiesa, ci sia questa tentazione di prevalere sull’altro, di mettersi al di sopra.

Papa Francesco: “La più bella frase del Cristianesimo”

Più volte, il Pontefice ha parlato di una “orizzontalità” della Chiesa e non di una “verticalità”: tutti sullo stesso piano, nessuno al di sopra dell’altro. Pietro, con la sua frase, ha fatto capire che non c’era differenza fra lui e Cornelio, anche se quest’ultimo si è sentito umile di fronte all’apostolo. Ma Pietro glielo dice chiaramente: “Anche io sono uomo!”.

L’umanità, l’esser pronti a guardare verso Dio e verso il cielo alzandoci sì, ma mai sopraffacendo colui che ci è accanto, ma sempre camminando dietro Gesù, nostra guida e maestro.

Fonte: osservatoreromano

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ROSALIA GIGLIANO

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