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Lo psichiatra Andreoli: “Per uscire dal dramma della pandemia c’è solo una strada”

La pandemia è ormai riconosciuta da tutti come un grande dramma dell’umanità, tanto per il numero di vittime quanto per le numerose conseguenze che ha generato.

Lo psichiatra Vittorino Andreoli – photo web source

Dai disagi psicologici a quelli materiali e sociali, è ormai assodato che la crisi che stiamo vivendo ci richiama a una presa di coscienza sulla vita di ciascuno e sulla società nella quale stiamo vivendo. Per lo psichiatra Vittorino Andreoli, la pandemia oggi costituisce “una sorta di microscopio elettronico che ingrandisce criticità latenti nella nostra società”.

Lo scoppio della pandemia ha messo in luce il dramma

Nessuno poteva infatti immaginarsi di passare in tempi assolutamente rapidi, quasi istantanei, “dalla preoccupazione del benessere e della qualità della vita alla questione della sopravvivenza”. Tutto questo ha messo in luce alcune disumanità fondamentali che caratterizzano il mondo in cui viviamo, secondo il parere di Andreoli, psichiatra e scrittore di fama internazionale.

Già il cardinale Bassetti, che ha vissuto il Covid in prima persona, nelle scorse settimana ha posto l’attenzione sulla “frattura sanitaria e sociale” che la pandemia ha provocato. Andreoli non ci va giù leggero e rincara la dose, parlando nientemeno che di disumanità. “Nella nostra civiltà, che prima del virus avevamo definito con enfasi del sapere, dell’informazione, del benessere, si è smarrito il significato dell’esistenza”, è il suo giudizio.

La denuncia dello psichiatra: “Oggi l’unico riferimento sono i soldi!”

“Venuti meno gli orientamenti, l’unico riferimento sono i soldi, e il valore della vita si stabilisce in base ad un parametro economico. Ormai non solo le cose hanno un prezzo, ma ce l’hanno anche gli uomini!“. La Chiesa e i cristiani da tempo lo affermano, ponendo l’attenzione sui grandi drammi del nostro tempo.

Eutanasia, aborto, tratta degli esseri umani, ingiustizia sociale, cultura dello scarto, specialmente per i disabili, gli anziani, chiunque non è funzionale agli ingranaggi economici finisce ai margini o nel dimenticatoio. Tutto ciò è inaccettabile, e per questa ragione c’è bisogno di un riscatto che parta dal profondo del cuore, dalla preghiera, dall’amore per Cristo e per la sua Croce di redenzione che si trasforma in carità verso il prossimo e verso chiunque.

LEGGI ANCHE: Andreoli: la sofferenza contemporanea? Gesù è l’unica salvezza

Solo l’amore di Cristo potrà salvarci dall’egoismo umano

Carità che converte e che spalanca nuovi orizzonti, fa irrompere cioè nell’esistenza di ciascuno la luce di Dio che mai ci abbandona. Solo così infatti sarà possibile contrastare le degenerazioni della nostra società, che affondano le radici in quella crisi dell’umano che in ultima istanza è riconducibili al peccato di cui si è macchiato l’uomo fin dalle origini, e dall’opera del maligno che cerca costantemente di attirare a sé nuove prede.

“Si ha il coraggio di usare l’aggettivo “etico” per “legittimare” scelte che di etico non hanno proprio niente, per sostenere che il valore della vita è inversamente proporzionale all’età”, è il duro richiamo di Andreoli. Che sentenzia: “questa è una società fondata su principi aberranti”.

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Andreoli: “Oggi è essenziale la visione fondata su quella di Gesù”

Ma tuttavia, conclude lo psichiatra, “il mistero non è una domanda, è una risposta; è qualche cosa che ci porta a dire: non sappiamo. Socrate affermava che bisogna sapere di non sapere. Ecco la presenza del mistero! Oggi è scomparsa”.

photo web source

Per questo, “essenziale in questo momento la presenza della Chiesa che ha il compito di “dire” la visione dell’umano che aveva quel Gesù di Nazareth… Rammentare il senso e la bellezza dell’uomo, ribadire che non siamo bertucce, aiutare a interpretare la vita e il suo significato”.

Per questo, ha concluso lo scienziato, “dobbiamo tendere all’umano perché è bellissimo. L’umanità è una cosa meravigliosa, io sono innamorato dell’uomo, vorrei che le cose andassero bene, per questo continuo a gridare!”

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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