Il primo dei 10 Comandamenti è espresso nel Libro dell’Esodo e dice: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”.
Un “comando” molto chiaro, quello del Signore, che non lascia spazio ad alcun dubbio, poiché afferma esplicitamente l’unicità del nostro Dio Padre e la sua predominanza, rispetto a qualunque altra cosa.
Quando decidiamo le nostre azioni, seguendo l’ideologia di turno e non la fede; quando aderiamo alla spiritualità corrente, quella che ci offre relax e meditazione, per sanare i danni dello stress; quando andiamo a lezione di arti marziali e ci invitano a salutare il maestro ideatore con un inchino alla sua effige, cediamo ad altri dei la nostra coscienza e disobbediamo al Comandamento che ci vuole fedeli ad un solo Dio, ad una solo Verità possibile, ad una sola strada percorribile.
La fede, la speranza, la carità sono chiusi in questa richiesta di affidamento totale e incondizionato al Signore, poiché, dando a Dio la nostra fiducia, abbracciamo gli ideali di speranza da lui preannunciati e, per raggiungerli, non vi è altra condotta possibile, per il cristiano, di quella intrisa di carità e amore per il prossimo.
Del resto, la schiavitù di cui Dio parla nel primo Comandamento, che per l’antico popolo degli israeliti era rappresentato dalla oppressione degli egiziani, per noi è quella del peccato, perpetuato nelle nostre azioni solite.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica specifica: “Viene detta eresia l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti”.
Antonella Sanicanti
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