Preghiera cristiana, ecco in cosa si differenzia dalle altre religioni

Qual è l’aspetto che rende unica e differente dalle alte la preghiera cristiana?

Nella concezione del divino che ha il devoto cristiano.

ecco in cosa si differenzia dalle altre

Le preghiere: uguaglianze e differenze nelle varie religioni

Sin dagli albori dell’umanità c’è stata da parte dell’essere umano una ricerca del trascendente. Questo bisogno è legato alla natura stessa dell’uomo, il quale sente la necessità di comprendere il mondo, la propria finalità e lo scopo. Dio o le divinità rappresentano la risposta alle domande partorite dalla mente: la loro esistenza spiega la caducità della condizione umana e la presenza nel mondo. Con un Dio o una divinità creatrice viene spiegato l’inizio dell’universo. Nei momenti di difficoltà ci si può abbandonare tra le sue braccia e giustificare gli eventi incomprensibili.

Da sempre lo strumento di comunicazione tra trascendente e immanente è la preghiera. Attraverso questa gli umani affidano le proprie speranze e chiedono aiuto a Dio nel momento di bisogno. Le differenze principali, dunque, risiedono nella concezione del divino: per le popolazioni antiche c’erano più divinità, mentre per quasi tutte le popolazioni odierno il Dio è unico (in sunto, perché la questione è molto più complessa). Queste differenze si ripercuotono anche sul modo di pregare? Ogni confessione religiosa prega in maniera differente? E’ possibile pregare unitamente tra persone con diverse credenze? Per rispondere a questi interrogativi ci affidiamo alla ‘Lectio Magistralis‘ del cardinale Gerhard Müller.

Preghiera cristiana, in cosa si differenzia dalle altre

Nella Lectio Magistralis, Müller sottolinea come in effetti molti aspetti della preghiera siano simili tra le varie religioni. Egli dice dunque che si potrebbe pensare che esse siano uguali per ogni religione e spiega che tale percezione è generata dalla natura dell’uomo: “La somiglianza delle preghiere sta nel fatto che tutti gli uomini devono affrontare le stesse sfide. Tutti vivono le speranze suscitate dalla nascita di una nuova vita e tutti sono terrorizzati dalla sofferenza e dalla morte. È tra questi due poli – la vita e la morte – che si svolgono i drammi e le commedie della nostra esistenza su questa terra”.

Dove sta la differenza allora? Il cardinale ci spiega che la principale differenza sta nel destinatario delle preghiere: “È una differenza incolmabile se la trascendenza è il nirvana; se essa, negli dei pagani, riflette e codifica puramente l’essenza superiore dell’uomo; o invece se nella preghiera posso rivolgermi direttamente a Dio, a Colui che è il mio Creatore e Redentore”. Tale differenza esiste anche nelle religioni monoteiste, se è vero che ci sono molti punti di contatto tra la visione cristiana e quella ebraica, queste differiscono in un punto fondamentale: l’esistenza del messia.

Nella Lectio Müller ci dice: “Soltanto con la preghiera ebraica si colloca in un continuum dell’auto-rivelazione di Dio, che però ha raggiunto il suo culmine in Gesù Cristo”. Proseguendo il parallelo il cardinale spiega che sebbene si possano riprendere per intero preghiere dell’antico testamento, queste per i cristiani vengono percepite e recitate in funzione della trinità divina. Molto più netta è invece la differenza con l’Islam, che presenta un rapporto uomo-Dio di esclusiva sudditanza: “Non possiamo pregare come o con i musulmani, perché la loro fede in Dio e la sua auto-rivelazione non è solo diversa dalla fede cristiana in Dio, ma ne nega addirittura la formula, sostenendo che Dio non abbia un Figlio”.

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Luca Scapatello

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