La preghiera migliora la salute, non solo l’animo.
Perché, oggi, le persone che pregano sono sempre di meno?
Una persona che prega viene, molte volte, vista come una persona che ha pazienza e, quindi, non consona al mondo frenetico nel quale ci troviamo. La vita è piena di delusioni…ma se fosse proprio la preghiera a dare il giusto verso alla nostra esistenza?
Una persona che prega sta bene: chi prega è una persona rilassata, calma e si rende conto che non ha bisogno di medicinali per potersi tranquillizzare. Si rende conto che la preghiera non ha effetti collaterali. Da consumatore di ansiolitici e farmaci per la pressione, l’uomo potrebbe trasformarsi in consumatore assiduo di preghiera.
Lo dicono anche i santi: pregare è una necessità, ma bisogna essere allenati. Non si deve pregare per il gusto di farlo, ma perché lo si sente davvero. Pregare male non fa bene, anzi. Molti affermano che se si prega male, tanto vale non farlo. Ed invece no.
Non dobbiamo mollare: tutti, all’inizio, non sappiamo fare bene qualcosa, e lo stesso vale per la preghiera. Continuiamo, non molliamo: dopo qualche giorno “di allenamento”, riusciremo a mantenere quella concentrazione tale da poter dare significato pieno alle parole della nostra preghiera e, soprattutto, iniziare a sentirla emotivamente.
La preghiera è una vera e propria meditazione, è la capacità di tenere l’attenzione fissa sulle parole e sul loro significato. Anche quando ci sforziamo, ci rendiamo conto che la frenesia del mondo che ci circonda, porta sempre la nostra mente altrove, facendoci perdere il senso delle parole della nostra orazione. Ma quando preghiamo bene, sentiamo che tutti i nostri sforzi (anche quelli di concentrazione) ci hanno portato ad un risultato soddisfacente: hanno fatto sì che le nostre parole siano diventate qualcosa di sacro agli occhi di Dio.
Il che non è male…in fondo!
ROSALIA GIGLIANO
Fonte: aleteia.org
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