Fare propria la preghiera di un Santo vuol dire sentirlo più vicino e così anche Dio: ecco come san Charbel si rivolgeva al Padre celeste.
Ricordiamo oggi 23 luglio San Charbel Makhlouf (Beqaa Kafra, Libano, 1828 – Annaya, Libano, 24 dicembre 1898), che visse come eremita dai 47 anni fino alla sua morte. La sua fama di santità spingeva le persone a cercarlo per chiedergli una benedizione e per essere presenti nelle sue preghiere.
Profondamente devoto a Maria Santissima del Santo Rosario, aveva una particolare venerazione per il Santissimo Sacramento. Durante la sua vita si diffusero racconti di alcuni suoi interventi che avevano del miracoloso.
Papa Paolo VI ha beatificato Charbel nel 1965 e lo ha canonizzato 12 anni dopo.
Giovanni Paolo II diceva spesso che la Chiesa ha due polmoni, l’Oriente e l’Occidente, e di quanto fosse fondamentale respirare usandoli entrambi. San Charbel è testimonianza proprio di questa ricchezza. San Charbel ci indica inoltre come guardare a Dio e a cooperare generosamente con la sua grazia, qualunque sia la nostra situazione nella vita. Mano a mano che la nostra vita di preghiera diventa più profonda e più vera, diveniamo più pronti a dare quella risposta generosa che Dio desidera con amore da noi.
Recitiamo oggi questa fervente preghiera che il Santo recitava spesso a Dio Padre, durante la Santa Messa:
“O Padre della verità, ecco Tuo Figlio vittima atta a placarti.
Accettalo perché è per me che egli è morto.
Ecco il sacrificio, ricevilo dalle mie mani e sii propizio,
Elisa Pallotta
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