Porte Aperte, il progetto di Don Bonasio a sostegno delle famiglie

‘Porte Aperte’ Novara

Il quartiere Sant’Agabio è uno dei più poveri di Novara (Piemonte). Qui ci vivono molte famiglie di immigrati che stentano ad arrivare a fine mese e non riescono a mantenere i propri figli. Conscio di queste difficoltà il parroco del quartiere Don Bonasio ha avviato un progetto di sostentamento chiamato ‘Porte Aperte‘. Il progetto consta di due differenti attività: ‘Cercasi Neo Mamme‘ e ‘Genitori Social’.

Il primo è un progetto che punta ad offrire sostegno alla giovani madri per nutrire, crescere ed istruire i loro figli, in ‘Genitori Social‘ si cerca di riunire i figli ai genitori. Per fare questo è stata assunta un’educatrice che cercherà di organizzare incontri e occasioni per ricucire un legame ed un coordinatore, il quale si occuperà invece di seguire gli sviluppi di questi incontri e gestirà i legami tra le iniziative ed i possibili partecipanti.

Don Bonasio parla del progetto ‘Porte Aperte’

Intervistato da ‘La Stampa‘ sull’iniziativa, Don Bonasio ha dichiarato: “L’isolamento è diventato un problema, le famiglie si ritrovano ad affrontare la vita quotidiana da sole. Il disagio limita le relazioni sociali e la capacità di accedere ai servizi che già esistono, i genitori spesso hanno bisogno di aiuto per gestire la casa e la famiglia”. Detto ciò, il parroco ci tiene a precisare che non si creerà una situazione di disagio come quella che vivono gli immigrati a Parigi, poiché la comunità cristiana farà di tutto per sopperire alle mancanze di queste persone.

L’aiuto che viene concesso, dice in ultima analisi Don Bonasio, non sarebbe possibile senza la collaborazione di agenti esterni alla comunità di Sant’Agabio come la Caritas, in cosa consiste? Presto detto: “Innanzitutto si prevede un’attività di prevenzione, con la valutazione su problemi di ritardo nello sviluppo non certificati e la conseguente offerta a genitori e insegnanti di strumenti necessari per mettere in atto un intervento precoce, con percorsi diagnostici con eventuale successiva presa in carico da parte dell’Asl No quando necessario”.

Luca Scapatello

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