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Ponte Morandi: ad un mese dal crollo gli sfollati senza casa

Il Ponte Morandi è crollato esattamente un mese fa e, dunque, è ora di fare un bilancio delle promesse fatte, nelle ore successive alla tragedia, dalle autorità e di ciò che, in realtà, è stato realizzato, per aiutare le famiglie coinvolte.

Nelle ultime settimane, abbiamo assistito a molti tentativi, atti a giustificare o a scaricare le responsabilità degli addetti ai lavori, delle autorità ministeriali preposte al controllo e al collaudo delle strutture autostradali e sono state riesumate, addirittura, le relazioni dell’ingegnere Riccardo Morandi che, ideatore del ponte, già negli anni settanta, lo riteneva pericolane.

In queste ore, apprendiamo dai vari Tg che il decreto legge Genova sul ponte Morandi è stato stoppato.
Un beffa, dunque, per tutti coloro che avevano creduto alle promesse del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Assicurava che sarebbero state prese, finalmente, delle decisioni, in merito alla ricostruzione del ponte e alla rimozione dei suoi tronconi, rimasti sospesi sulle teste dei condomini sfollati della città.
Eh già, a distanza di ben 30 giorni dalla catastrofe, quei resti sono ancora in bilico e pendono sulla coscienza dei responsabili, di coloro che sapevano che il ponte avrebbe sicuramente ceduto e non hanno fatto nulla, nulla in tempo per salvaguardare l’incolumità dei cittadini.

Il Ministro ribadiva, tra l’altro: “L’obiettivo è far ripartire una delle città più importanti del nostro paese”. Il nuovo ponte? “Spero già nel Novembre 2019, penso sia già possibile avere il nuovo ponte”. “Autostrade non metterà neanche una mattonella nella ricostruzione del ponte, ma dovrà pagare”. “Il ponte lo ricostruirà lo Stato”. “Accanto a Fincantieri, ci sarà probabilmente Italferr, che da decenni fa attività di ricostruzione”.
“Nel decreto legge sarà sancito, come da convenzione, l’obbligo di Autostrade a pagare la ricostruzione del Ponte”.

“Molto corposo, un super decreto per Genova che conterrà, tra l’altro, un aiuto alle famiglie in tema di mutui e agevolazioni fiscali per le imprese”.
Eh già! Come stanno, oggi, le famiglie sfollate? Non bene, perché aspettano ancora di poter rientrare in casa, almeno per recuperare tutti i loro averi.
Purtroppo, invece, non possono avvicinarsi a quella che, per una vita intera, è stata la loro abitazione e, del resto, sanno benissimo che li non torneranno mai più: “Siamo tutti stanchi, provati”, dice Antonietta Ranieri di 56 anni che, insieme ad altri sfollati, protesta educatamente alla Regione e chiede almeno un po’ di rispetto, per la loro assurda e precaria situazione: “Era un modo per farci sentire e vedere, per mettere sul tavolo anche i nostri diritti”.

A lei, hanno permesso per qualche attimo di rientrare il casa, con l’aiuto dei Vigili del Fuoco:
“La prima cosa che ho agguantato è stato l’atto di proprietà della casa. Ho pensato: così potrò dimostrare che è mia. Adesso mi sembra paradossale: ho quel pezzo di carta ma non ho più la casa”.
“Pensi che ho preso l’impastatrice del pane e la macchinetta del caffè! Perché in quegli oggetti c’era la mia quotidianità”.

Tra un mese saremo ancora qua, a valutare gli sviluppi della situazione. Per ora, con grande rammarico, possiamo dire di avere solo una certezza, espressa dalle parole dello stesso Ministro Danilo Toninelli: “Il crollo del Ponte Morandi non è dovuto a tragica casualità, ma a una mancata manutenzione che spettava ad Autostrade per l’Italia”.

Antonella Sanicanti

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