Aborto: c’è chi dice NO alla Ru486 e si schiera dalla parte della vita

Aborto: in Piemonte le associazioni che si occupano di tutela della maternità potranno avere degli spazi a disposizione per aiutare le future mamme. 

Aborto: c'è chi si oppone alla Ru486
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La Regione ha dato mandato alle Asl di aprire un bando per avviare convenzioni con le associazioni pro life, al fine di dare sostegno alle donne in gravidanza, soprattutto a quelle che vivono la situazione con difficoltà. Tutto questo permette quindi di dare finalmente applicare agli articoli 1 e 2 della legge 194. Di fatto, fino ad oggi, rimasti del tutto inapplicati.

Una risposta alle inaccettabili linee guida sull’aborto

Si tratta di una risposta, seppure ancora timida, in difesa della vita e contro l’applicazione delle inaccettabili linee guida regionali sulla Ru486, promulgate quest’estate nel silenzio generale di una narrazione mediatica totalmente invasa dal tema del Coronavirus.

Il ministro della Salute Roberto Speranza infatti, nel bel mezzo di Ferragosto, ha tristemente esteso il limite di utilizzo del farmaco abortivo dalla settima alla nona settimana di gestazione. Oltre ad avere ammesso la somministrazione anche in day hospital, in ambulatorio e persino nei consultori.

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Il silenzio sulle linee guida pro-aborto in Italia

Su tutto ciò, ad eccezione delle poche voci cattoliche, c’è stato un vero e proprio silenzio assoluto. Molti giuristi cristiani invece manifestavano fin da subito forti perplessità su quanto sta accadendo nel nostro Paese.

Un’opposizione che ha portato, per fortuna, a fare in modo che l’interruzione volontaria di gravidanza con la pillola Ru486 non possa mai avvenire nei consultori in Piemonte. Con una circolare indirizzata alle Aziende sanitarie locali e ospedaliere la Regione ha infatti messo paletti ben precisi.

Il duro colpo della Regione alle linee guida di Speranza

Assestando un duro colpo alle linee guida di Speranza, assesta un colpo alle linee guide nazionali approvate lo scorso agosto dal ministro della Salute Speranza. Su un aspetto, come il coinvolgimento dei consultori nella procedura abortiva, esplicitamente vietato anche dalla Legge 194 del 1978.

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All’interno degli ospedali piemontesi verranno così anche attivati sportelli informativi gestiti da “idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato”. Associazioni che avranno anche il compito di “aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.

Associazioni contro l’aborto difenderanno le mamme negli ospedali

In questo modo ci sarà la possibilità di consentire la tutela delle associazioni che lottano in difesa della vita, e quindi anche delle loro battaglie, con l’obiettivo di aiutare le donne con gravidanze difficili a superare le criticità economiche e sociali che rischiano troppo spesso di portare all’aborto.

Le convenzioni, che si spera facciano da apripista per un discorso analogo in molte altre Regioni d’Italia, o magari anche all’intero Paese, punteranno a facilitare l’accesso delle donne in difficoltà ai progetti che già esistono, mettendo anche disposizione delle associazioni spazi e bacheche all’interno degli ospedali.

La realizzazione della legge 104, mai applicata per la difesa della vita

In questo modo non si fa altro che realizzare ciò che è scritto nella legge 104 da oltre 40 anni, ma che purtroppo non è mai stato messo in pratica. Si tratta cioè di rimuovere le cause che portano la donna ad abortire.

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Attraverso, innanzitutto, accoglienza e ascolto. Poi, offrendo alternative e aiuto concreto, anche tramite iniziative di sostegni economico attraverso dei fondi realizzati ad hoc. Per la semplice ragione che, a livello pubblico, mancano totalmente strumenti di questo genere che aiutino le donne nella strada della maternità. Ora si spera quindi che questa apertura alla difesa della vita e delle mamme possa estendersi a tutto il Paese.

Giovanni Bernardi

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