Il percorso dell’anima dopo la morte

032_danny_hahlbohm_coming_storm

Il credente sa che il corpo è solo il contenitore dell’anima immortale, che la vecchiaia e solo il segno inesorabile del tempo che ci conduce inevitabilmente ad un processo che nemmeno i non credenti possono ignorare: la morte. L’avvicinamento a questo processo viene vissuto in due differenti maniere, c’è chi sente il peso degli anni e comincia a temere che la sua esistenza stia volgendo al termine e chi, consapevole della vita eterna che lo attende, vive  questo momento con spensieratezza ed allegria.

 

A questa seconda tipologia di persone capita anche di avere una doppia sensazione, si percepiscono giovani nonostante la vecchiaia e si rendono conto di essere vecchi solo quando si guardano allo specchio, ma com’è possibile? I dolori, il cattivo funzionamento degli organi e degli arti non sono un messaggio sufficientemente chiaro? Per capire questo doppio processo bisognerebbe accogliere il concetto di anima: essa è immortale ed in quanto tale rimane sempre giovane, la percezione di giovinezza che questi soggetti percepiscono, quindi, non è legata al loro corpo ma alla loro anima che grazie ad un intensa vita interiore percepiscono con maggior vigore.

 

L’anima è ciò che ci rende vivi, che ci caratterizza e sebbene rimanga attaccata al nostro corpo finché una singola cellula rimane in vita, essa non si deteriora e non subisce il decorso del tempo, ma può anch’essa portare affanni e sofferenza, in che modo? Con i peccati. Dicevamo di coloro che percepiscono i loro anni come tali, che vedono in se solamente il dolore e la tristezza, anche in questo caso ciò che percepiscono è il dolore di un anima gravata di peccati.

 

Nel momento della morte del corpo, la forza divina riattiva la nostra anima, se questa è priva di peccati e candida vola come un razzo nell’alto dei cieli, se invece è gravata di peccati diviene trasfigurata, brutta e mantiene i dolori ed il peso degli anni mortali come se avesse ancora un corpo cadendo, infine, in un abisso sconfinato con il rimorso di non poter arrivare mai a Dio verso cui si tende naturalmente. C’è anche il caso in cui l’anima è tendenzialmente pulita, ma ha qualche piccola macchia (peccati di poco conto), in quel caso sente un leggero dolore, come se fosse ferita, ma dopo un periodo di riabilitazione in purgatorio è pronta a volare con le altre nell’alto dei cieli.

Impostazioni privacy