Il cardinale Pell racconta l’ingiusta detenzione – Non sarò l’ultimo!

La testimonianza del cardinale Pell dalla prigione di Melbourne, dove è stato rinchiuso ingiustamente per 404 giorni, ora è un diario, “Prison Journal”.

Cardinale Pell
Il cardinale George Pell, ex prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede – photo web source

Uscirà il 15 dicembre il primo volume della collana di Ignatius Press, casa editrice dei gesuiti negli Usa, dove l’ex prefetto dell’Economia vaticana racconta i primi cinque mesi dei tredici in carcere. I ricavi verranno utilizzati per pagare le spese legali del cardinale. Il quotidiano La Stampa ha riportato in anteprima alcuni stralci del volume di 350 pagine divise per le venti settimane del racconto.

La preghiera che il cardinale Pell recitò il giorno dell’arrivo in carcere

Il cardinale Pell venne arrestato dal Tribunale di Victoria revocando la libertà su cauzione accordatagli dopo l’incriminazione del dicembre 2018 per abusi sessuali su due chierichetti minorenni negli anni novanta. Accuse dalle quali Pell è stato del tutto prosciolto, dopo però avere passato ben 404 giorni in cella. La sentenza dell’aprile 2020 dell’Alta Corte di Victoria ha infatti dichiarato il cardinale del tutto innocente.

Cardinale Pell: vi racconto l'ingiusta detenzione
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La sera del 27 febbraio del 2019, durante la prima notte trascorsa dietro le sbarre nel carcere di Melbourne, il cardinale australiano George Pell ha recitato una preghiera ben precisa.

Dio nostro Padre, dammi la forza per superare questo, e possa la sofferenza essere unita alla redenzione di tuo Figlio Gesù per la diffusione del Regno, la guarigione di tutte le vittime di questa piaga della pedofilia, la fede e il benessere della nostra Chiesa, e soprattutto per la saggezza e il coraggio dei vescovi“.

Il racconto dettagliato dell’ingiusta detenzione, vero “accanimento”

Nel libro il cardinale offre un racconto molto dettagliato di quei primi duri cinque mesi. Si tratta di un vero e proprio diario in cui il religioso raccoglie riflessioni, meditazioni, spunti, da cui emerge la condizione di quei giorni dolenti per un uomo che fino a pochi mesi prima era uno delle persone più influenti della Chiesa cattolica e della Curia Romana.

Ancora oggi, la vicenda Pell rimane una pagina vergognosa di una vicenda internazionale in cui un uomo è stato ingiustamente incarcerato per accuse ritenute false. Subendo però, in parallelo, una ingiuriosa campagna mediatica. Che ha pesato, e non poco, sull’intero processo. Un terribile “accanimento”, come ha affermato anche Papa Francesco durante l’udienza al cardinale del 12 ottobre scorso.

Cardinale Pell: vi racconto l'ingiusta detenzione
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L’impossibilità di partecipare alla Messa e l’Eucarestia tra le sbarre

Pell racconta punto per punto quegli attimi vissuti con ansia, senza dormire. Di fronte a discussioni su sentenze surreali, o alle perquisizioni di guardie che confidavano di conoscere la sua innocenza. Poi la chiusura nell’Unità 8 di isolamento, giudicato a rischio autolesionismo. Prima di passare al vaglio di test psicologici, rosari sequestrati, l’assenza di sedie nella cella.

Infine l’impossibilità di partecipare alla Messa. E la cappellana, suor Mary O’Shannassy, che portava ogni giorno l’Eucarestia al porporato. Sofferente per non poter prendere parte alla celebrazione liturgica.

Il paragone del cardinale con Giobbe e la citazione di Kiko Argüello

Tra le pagine del libro, riporta la Stampa, Pell paragona la sua vicenda a quella di Giobbe e cita Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale. “Un’unica grande dottrina separa i cristiani dai laici, e cioè i diversi atteggiamenti nei confronti della sofferenza. I laicisti vogliono nascondere la sofferenza o porvi fine. Da qui l’entusiasmo per l’aborto e l’eutanasia”, è la frase di Kiko riportata dal cardinale nel suo diario.

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“Noi cristiani crediamo che la sofferenza nella fede possa essere redentrice, che la salvezza ci sia stata guadagnata dalla sofferenza e dalla morte di Cristo, e che il peggio possa essere riscattato. Allo stesso modo, nessun gruppo lavora più duramente dei cristiani per alleviare il dolore“.

Giovanni Bernardi

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