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I passi da affrontare per combattere il peccato

 

Il peccato è una parte inestricabile della nostra vita, tutti noi per quanto ben intenzionati, prima o poi, ci troviamo nella condizione di commetterlo, quindi come porsi nei confronti di questa situazione? La prima fase è sicuramente la consapevolezza del torto arrecato a se stessi o agli altri, a questo punto si giunge ad un bivio: abbracciare il perdono di Dio e seguire la sua strada di luce o intraprendere un percorso auto referenziale nel quale ci si perdona da soli attraverso dei passi rituali.

Se siete già capaci di chiedere il perdono di Dio e farvi salvare attraverso il sacrificio di Cristo, siete sulla buona strada per un reale pentimento, nel caso contrario vi allontanerete sempre più da Dio e sarete ben stretti nelle grinfie del demonio, il quale ha già vinto la lotta per la vostra anima. Come fare a vincere la battaglia per il bene della nostra anima? E’ un percorso complesso in cui vi troverete più volte in lotta con la tentazione, ma una volta superati cinque passi sarete sicuri della salvezza della vostra anima.

Come detto sopra il primo passo è riconoscere il peccato commesso, in questa fase è importante non volersi assumere la totale responsabilità di quanto accaduto o, perlomeno, non farlo in maniera autodistruttiva, il che comporta che una volta riconosciuto il male fatto non si debba rimanere ancorati ad un circolo di compatimento, ma che si debba utilizzare il precedente per conoscersi meglio. Un’altra cosa da evitare assolutamente è una riflessione su quelle che possono essere le reazioni degli altri in seguito a quanto fatto, la maniera migliore per combattere il peccato è affrontare direttamente le conseguenze.

Dopo aver riflettuto sul peccato commesso arriva il momento di pentirsi. Può sembrare che io vada in controtendenza con quanto affermato prima, ma il pentimento necessario non è autolesionista bensì riversato nella fede. Riversando il dolore nella fede non si vive il periodo del pentimento con la passione personale, ma con un lutto interiore che viene mitigato dalla benevolenza di Dio, poiché questo ci accoglie nel peccato e ci permette di effettuare un percorso di riabilitazione.

Affinché questi due primi passi ci conducano al terzo, la confessione, è necessario che la nostra riflessione interiore ci conduca ad una presa di coscienza della nostra debolezza. Una volta compresa la nostra fragilità strutturale in quanto uomini, si è pronti ad accettare di essere fallaci e di poter commettere degli errori. Con questa consapevolezza ci si abbandona tra le braccia di Dio misericordioso aprendoci ad un esperienza di amore infinito.

Seguite queste disposizioni si è pronti per confessare il male fatto, ma attenzione per fare una buona confessione non ci si deve chiudere in un monologo ma aprirsi a Dio in un colloquio sincero. Molte volte si entra nel confessorio citando l’errore fatto e promettendo di non ripeterlo più come se si stesse riflettendo ulteriormente, invece la confessione dev’essere un momento di conciliazione con Dio il cui fine non è sgravarsi la coscienza, bensì instaurare un rapporto col signore che esula dai momenti della confessione.

Dopo la confessione arriva il momento più difficile, quello della lotta, quello in cui i buoni propositi si devono trasformare in azioni. Non è escluso che in questo periodo si cada nuovamente in tentazione e si commetta nuovamente il medesimo peccato, anzi è molto probabile, sopratutto nel caso di una cattiva abitudine, che si ricada. In questi momenti è necessario non perdere la fede ed essere consapevoli che la luce di Dio ci accompagna nel nostro cammino, in questo modo è possibile non scoraggiarsi per le ricadute e continuare a lottare, consapevoli che a compensare le nostre debolezze ci pensa il Signore.

Luca Scapatello

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Luca Scapatello

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