È accaduto in provincia di Treviso, ma potrebbe accadere ovunque. Una chiesa viene venduta per mancanza di offerte. Un episodio simbolico che racconta la crisi silenziosa che attraversa molte comunità cattoliche oggi.

Una piccola chiesa, costruita negli anni ’70, era stata pensata per servire una comunità allora viva e numerosa, oggi viene messa in vendita dal parroco per mancanza di fedeli, offerte e risorse.
Tuttavia, nonostante la crescita urbanistica del quartiere circostante, con la costruzione di villette e nuovi appartamenti, la partecipazione alle celebrazioni si è progressivamente ridotta, fino a rendere insostenibile la gestione dell’immobile. La proprietà in vendita comprende non solo l’edificio, ma anche un terreno adiacente.
Si tratta di uno spazio di circa 10.000 metri quadrati, di cui un terzo è edificabile, mentre la parte restante – dove sorge la chiesa – è destinata a verde pubblico. In passato l’area era stata proposta in vendita al Comune, che possiede la zona circostante, ma senza esito. Oggi, invece, un acquirente – originario di Fontanelle – ha manifestato interesse concreto e ha ottenuto il via libera per l’acquisto, ora manca soltanto l’atto formale e poi la chiesetta sarà nelle mani del privato.
Il gesto, che può sembrare clamoroso, è in realtà la fotografia di un fenomeno sempre più diffuso nella Chiesa cattolica occidentale: l’abbandono delle parrocchie, il calo della partecipazione, e la necessità di fare scelte drastiche per sopravvivere.
Il caso della chiesa venduta: troppe spese, pochi fedeli
Il protagonista è don Ezio Segat, parroco della comunità di Fontanelle (TV), che ha dovuto prendere una decisione difficile: vendere una delle chiese della parrocchia per far fronte a debiti e spese di gestione, ormai insostenibili.

Le bollette erano diventate troppo alte, i lavori di manutenzione continui, e soprattutto… i fedeli quasi scomparsi. “Le offerte non bastano più nemmeno per coprire la luce”, ha spiegato il sacerdote, con amarezza ma anche realismo.
Durante l’ultima Messa è stato letto il decreto firmato da monsignor Riccardo Battocchio che consente la vendita
Il gesto ha suscitato reazioni contrastanti: c’è chi lo ha visto come una sconfitta, e chi invece come una necessaria presa d’atto della realtà.
Un problema che tocca molte diocesi, quello che infatti sta accadendo a Fontanelle non è un caso isolato. In molte diocesi italiane, i parroci si trovano oggi a gestire strutture nate in contesti sociali completamente diversi, quando le parrocchie erano il cuore pulsante della vita comunitaria.
Oggi, invece, la situazione è notevolmente cambiata: meno vocazioni sacerdotali, con parroci che devono seguire più parrocchie contemporaneamente, fedeli sempre più assenti, con una forte diminuzione della partecipazione alla Messa domenicale, mancanza di offerte, che rende difficile mantenere edifici, riscaldamento, pulizie, utenze, edifici spesso vecchi, con costi di ristrutturazione fuori portata.
Il segno di un cambiamento epocale
La vendita di una chiesa fa notizia e suscita molte reazioni di disapprovazione. Ma dietro questo gesto spinto da una reale difficoltà, si nasconde un bisogno più profondo che non può essere ignorato: la Chiesa è chiamata a ripensare sé stessa, i suoi spazi, le sue priorità.
Non si tratta solo di soldi. La crisi è pastorale, culturale e spirituale. In molte comunità, la parrocchia non è più il punto di riferimento della vita sociale. Tanti giovani sono lontani, la secolarizzazione avanza, e molti battezzati non si sentono più parte attiva della comunità ecclesiale.
Cosa può fare la Chiesa?
In alcuni casi, si parla di riqualificazione degli spazi parrocchiali, con usi sociali, culturali o caritativi. In altri, si tenta di creare unità pastorali più forti, accorpando parrocchie. Ma il vero nodo e la grande sfida resta la rinascita della vera fede vissuta: senza comunità vive fondata su Gesù Cristo, nessuna struttura può reggere.
La vendita di una chiesa è di certo dolorosa, ma non è la fine della fede. È forse un invito a tornare all’essenziale, a riscoprire il cuore della comunità cristiana: non i muri, ma Cristo.
E oggi più che mai, anche tra difficoltà e numeri in calo, la Chiesa ha bisogno di cristiani autentici, consapevoli, coinvolti.