Sono quattro le “caratteristiche essenziali della vita ecclesiale” sintetizzate in modo mirabile in un passo fondamentale degli Atti degli Apostoli.
Ascolto dell’insegnamento degli apostoli, custodia della comunione reciproca, frazione del pane, preghiera. La preghiera della Chiesa nascente (At 4,23-24.29.31) è stato il tema dell’udienza generale di stamattina, tenuta da papa Francesco nella Biblioteca del Palazzo Apostolico.
La lettura meditata oggi è una di quelle che restituisce “l’immagine di una Chiesa in cammino, operosa, che però trova nelle riunioni di preghiera la base e l’impulso per l’azione missionaria”, ha spiegato il Papa, ricordando che “l’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, la custodia della comunione reciproca, la frazione del pane e la preghiera” sono quattro punti fermi che “ci ricordano che l’esistenza della Chiesa ha senso se resta saldamente unita a Cristo”.
Se, da un lato, “la predicazione e la catechesi testimoniano le parole e i gesti del Maestro; la ricerca costante della comunione fraterna preserva da egoismi e particolarismi”. Il terzo punto di riferimento è nella “frazione del pane”, che rende Gesù “sempre presente nell’Eucaristia”, con cui Egli “vive e cammina con noi”. La “preghiera”, infine, “è lo spazio del dialogo con il Padre, mediante Cristo nello Spirito Santo”.
Qualunque cosa cresca nella Chiesa al di fuori di queste “quattro coordinate” è “privo di ecclesialità” e di “fondamenta”: equivale a costruire una casa sulla sabbia (cfr Mt 7,24-27), ha ricordato il Santo Padre. È infatti “Dio che fa la Chiesa, non il clamore delle opere”. La Chiesa, infatti “non è un mercato”, né “un gruppo di imprenditori”.
Francesco ha confidato la sua “grande tristezza” nel vedere movimenti ecclesiali che si radunano secondo gli schemi e le dinamiche proprie di un “partito politico”, con tanto di “maggioranza e minoranza”: in questi casi, “dov’è l’amore comunitario, dov’è l’eucaristia, dov’è lo Spirito Santo?”, si è domandato il Pontefice. Se vengono a mancare le “quattro coordinate” ricordate a inizio udienza, “manca lo Spirito Santo”, e la Chiesa si ridurrebbe a “partito” o ad “associazione umanistica”. Bergoglio ha quindi menzionato, ancora una volta, le parole del suo predecessore Benedetto XVI: “La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo”. E “ciò che attrae – ha aggiunto Francesco – è lo Spirito Santo”, altrimenti saremmo soltanto “un bel club” ma senza “sinodalità”.
Soffermandosi in modo specifico sul passo degli Atti, il Papa ha indicato nelle “riunioni di preghiera” dei primi apostoli “il potente motore dell’evangelizzazione”: chi vi partecipa “sperimenta dal vivo la presenza di Gesù ed è toccato dallo Spirito”; quando si prega “per entrare in comunione con Lui, tutto diventa vivo”.
Opera dello Spirito nella Chiesa è “ricordare Gesù”, non “come un esercizio mnemonico” ma per immergersi “nel mistero di Dio che ama ogni uomo e desidera che il Vangelo sia predicato a tutti”. Nella Chiesa primitiva, dunque, “è lo Spirito che concede forza ai predicatori che si mettono in viaggio, e che per amore di Gesù solcano mari, affrontano pericoli, si sottomettono a umiliazioni”. E anche oggi, nella preghiera, possiamo vivere la “medesima esperienza” di Dio che “dona amore e chiede amore”.
In conclusione, il Santo Padre ha esortato i fedeli a “riprendere il senso dell’adorazione” nei confronti di “Dio”, di “Gesù” e dello “Spirito”, poiché “la preghiera di adorazione ci fa riconoscere Dio come inizio e fine di tutta la Storia. È il fuoco vivo dello Spirito che dà forza alla testimonianza e alla missione”.
Luca Marcolivio
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