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Discorsi del Papa

Il Papa: quando incontrate un povero non giratevi dall’altra parte

 

Con la giornata di oggi si conclude il Giubileo della misericordia, le porte sante di tutto il mondo si chiudono e ciò che rimane è il ricordo e la lezione di umanità e carità che il Giubileo stesso rappresenta.

 

La Basilica di San Pietro rimarrà, invece, aperta per un altra settimana, ad inaugurare quest’ultimo periodo di accoglienza e misericordia è stato lo stesso Pontefice nell’omelia mattutina di domenica. Il Santo Padre ricorda alla folla di fedeli che è necessario ricercare la serenità nelle uniche cose che rimangono in eterno (nell’uomo e in Dio) e non in quelle belle ma frivole offerte dall’esteriorità.

 

Questo messaggio semplice viene investito di maggior significato con la parola del Signore, Papa Francesco, infatti, cita un brano del Vangelo che vede Gesù nei pressi di un tempio, qui le persone sono incantate dalle bellezze ornamentali che decorano l’esterno del luogo di culto, e lui rivolgendosi a loro dice: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra “, il Messia aggiunge che nei secoli ci saranno guerre, pestilenze e carestie e che in quei momenti la bellezza effimera sarà l’ultimo dei loro pensieri.

 

Sembrerebbe un presagio funesto, un monito teso ad incutere timore nel futuro, ma così non è, spiega il Papa, perché Gesù: “Non vuole impaurire, ma dirci che tutto quel che vediamo, inesorabilmente, passa. Anche i regni più potenti, gli edifici più sacri e le realtà più stabili del mondo, non durano per sempre; prima o poi, cadono”. Sempre, infatti, Gesù chiede ai suoi fedeli di non prestare ascolto ai profeti di sventura, ai proclami apocalittici, anzi ci dice che anche nel momento più oscuro dell’umanità, con la fede in Dio, si può risorgere e trovare la ragione di vita.

 

Questo incipit serve al Pontefice per introdurre la tematica delle persone scartare, gli emarginati, quelli che più di tutti portano il volto di Cristo. Queste spesso vengono trascurate per dare maggior risalto ad oggetti e cose passeggere, un peccato grave, perché, spiega il Pontefice, le persone sono gli oggetti più preziosi a cui ci si può dedicare, dunque: “ Questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali”.

 

Papa Francesco ricorda inoltre ai fedeli che voltare le spalle a “Lazzaro” corrisponde a voltare le spalle a Dio, un sintomo grave di mancanza di fede che il Pontefice chiama “Sclerosi spirituale”, una patologia sempre più frequente in questi tempi in cui il progresso ci ha permesso di aumentare il nostro benessere ed i nostri possedimenti, ma in cui esiste una consistente parte di persone che non vi può accedere. Il male del nostro tempo si configura in maniera consistente in una contraddizione che, non solo non si risolve, ma si acuisce con il passare dei giorni: un piccolo gruppo di persone assomma denaro e possedimenti ben oltre il suo bisogno, mentre la maggior parte delle persone stenta ad arrivare a fine giornata soffocato (nella migliore delle ipotesi) dai debiti, o peggio in un vicolo al freddo stretto tra i morsi della fame.

 

Dare risalto agli emarginati e risvegliare l’attenzione e la fede dei cristiani erano i due obbiettivi di questo Giubileo della Misericordia e dato che oggi le porte Sante si chiuderanno, il Santo padre chiede la grazia a Dio di permettere ai fedeli di non chiudere gli occhi dinnanzi a lui, questo l’appello del Papa: “Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani. Guardiamo con fiducia al Dio della misericordia, con certezza che la carità non avrà mai fine”.

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