Cosa ci dice, oggi, Papa Francesco? Il consiglio del Santo Padre di oggi viene ad illuminare le vite di ognuno di noi. Ascoltiamolo.
La meditazione di Papa Francesco ci invita a comprendere come possiamo cambiare la nostra vita seguendo la Parola del Vangelo.
Papa Francesco ci invita a fare tesoro di ciò che è scritto nel Vangelo e di farne un nostro tesoro di vita: “La Parola di Dio è capace di cambiare tutto ma noi non sempre abbiamo il coraggio di credere in essa”.
“Convertirsi non è un atto della volontà; non si pensa: «Io adesso mi converto, mi conviene…», oppure: «devo farlo…». No, la conversione è una grazia, è una visita di Dio: è il Figlio dell’Uomo che è venuto a cercare e a salvare, è Gesù che bussa alla nostra porta, al cuore, e dice: “Ma, vieni”.
Quali sono le chiamate che Gesù fa ad ognuno di noi? “La prima si incontra nel libro dell’Apocalisse, dove il Signore chiede la conversione ai cristiani perché sono divenuti tiepidi. Il cristianesimo, la spiritualità della comodità: né troppo troppo, né meno meno, l’atteggiamento di chi dice: Tranquillo… faccio le cose come posso, ma sono in pace, che nessuno venga a disturbarmi con cose strane. Questo stato d’animo è uno stato di peccato: la comodità spirituale è uno stato di peccato”.
“Poi, c’è una seconda chiamata: ed è quella per quanti vivono delle apparenze. È sempre l’Apocalisse a nominarli: «Ti si crede vivo, ma sei morto». A chi pensa di essere vivo solo grazie all’apparire, il Signore dice: «Sii vigilante, per favore, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire: ancora c’è qualcosa di vivo, rinvigorisci quello».
C’è infine la terza chiamata alla conversione, quella di Zaccheo. Zaccheo non era tiepido; non era morto. Era in stato di putrefazione. Corrotto, proprio. Eppure davanti a Cristo sentì qualcosa dentro: ma, questo guaritore, questo profeta che dicono che parli tanto bene, io vorrei vederlo, per curiosità. Qui si vede l’azione dello Spirito: lo Spirito Santo è furbo e ha seminato il seme della curiosità”.
Preghiamo anche noi Gesù affinché noi ci stanchiamo mai, e non diventiamo anche noi cristiani tiepidi.
ROSALIA GIGLIANO
Dall’omelia in Santa Marta – 18/11/2014
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