Nella consueta Messa a Santa Marta il Santo Padre ci invita a vegliare sul nostro cuore e sul nostro cammino cristiano. E’ facile prendere strade ideologiche e per grazia di Dio abbiamo il Santo Padre che che ci esorta e ci avvisa a stare attenti e far entrare la Parola di Dio nel nostro cuore.
Ai dottori della Legge, Gesù aveva detto che somigliavano a sepolcri imbiancati: diventano corrotti perché si preoccupavano di rendere bello soltanto “l’esterno delle cose” ma non di ciò che è dentro dove c’è la corruzione. Erano, quindi, “corrotti dalla vanità, dall’apparire, dalla bellezza esteriore, dalla giustizia esteriore”. I pagani, invece, hanno la corruzione dell’idolatria: sono diventati corrotti perché hanno scambiato la gloria di Dio – che avrebbero potuto conoscere tramite la ragione – per gli idoli. E ci sono anche idolatrie di oggi, come il consumismo – nota il Papa – o cercare un dio comodo. Infine, quei cristiani che si sono lasciati corrompere dalle ideologie, cioè hanno smesso di essere cristiani per “diventare ideologi del cristianesimo”. Tutti e tre questi gruppi a causa di questa stoltezza, “finiscono nella corruzione”. Francesco, quindi, spiega in cosa consista questa stoltezza:
“La stoltezza è un non ascoltare, letteralmente si può dire un “nescio”, “non so”, non ascoltare. L’incapacità di ascoltare la Parola: quando la Parola non entra, non la lascio entrare perché non l’ascolto. Lo stolto non ascolta.Lui crede di ascoltare, ma non ascolta. Fa la sua, sempre. E per questo la Parola di Dio non può entrare nel cuore, e non c’è posto per l’amore. E se entra, entra distillata, trasformata dalla mia concezione della realtà. Gli stolti non sanno ascoltare. E questa sordità li porta a questa corruzione. Non entra la Parola di Dio, non c’è posto per l’amore e in fine non c’è posto per la libertà”.
E diventano schiavi perché scambiano “la verità di Dio con la menzogna” e adorano le creature anziché il Creatore:
“Non sono liberi e non ascoltare, questa sordità, non lascia posto all’amore e neppure alla libertà: ci porta sempre a una schiavitù. Ascolto, io, la Parola di Dio? Ma la lascio entrare? Questa Parola, della quale abbiamo sentito cantando l’Alleluia, la Parola di Dio è viva, è efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Taglia, va dentro. Questa Parola, la lascio entrare o a questa parola sono sordo? E la trasformo in apparenza, la trasformo in idolatria, abitudini idolatriche, o la trasformo in ideologia? E non entra … Questa è la stoltezza dei cristiani”.
Il Papa esorta, in conclusione, a guardare le “icone degli stolti di oggi”: “ci sono cristiani stolti e anche pastori stolti”. “Sant’Agostino – ricorda – li bastona bene, con forza” perché “la stoltezza dei pastori fa male al gregge”. Il riferimento è alla “stoltezza del pastore corrotto”, alla “stoltezza del pastore soddisfatto di se stesso, pagano” e alla “stoltezza del pastore ideologo”. “Guardiamo l’icona dei cristiani stolti” – esorta il Papa – “e accanto a questa stoltezza guardiamo il Signore che sempre è alla porta”, bussa e aspetta. Il suo invito conclusivo è quindi di pensare alla nostalgia del Signore per noi: “del primo amore che ha avuto con noi”:
“E se noi cadiamo in questa stoltezza, ci allontaniamo da lui e lui prova questa nostalgia. Nostalgia di noi. E Gesù con questa nostalgia pianse, ha pianto su Gerusalemme: era proprio la nostalgia di un popolo che aveva scelto, aveva amato ma che si era allontanato per stoltezza, che aveva preferito le apparenze, gli idoli o le ideologie”.
Debora Donnini