Papa Francesco: non c’è solo la crisi sanitaria che incombe sull’umanità

L’udienza al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno, si tiene normalmente nella settimana dopo l’Epifania.

Quest’anno, a causa della pandemia, che ha impossibilitato molti ambasciatori ad allontanarsi dai paesi d’origine, l’evento è slittato all’8 febbraio. Un lunghissimo discorso, pieno di spunti su un’umanità che cambia.

L’udienza al corpo diplomatico

Per ragioni igienico-sanitarie, l’incontro si è tenuto nella cornice più spaziosa dell’Aula delle Benedizioni, per rispettare l’esigenza del maggiore distanziamento personale. “Tuttavia, la distanza è solamente fisica – ha commentato papa Francesco –. Il nostro ritrovarci simboleggia piuttosto il contrario. Esso è un segno di vicinanza, di quella prossimità e sostegno reciproco cui deve aspirare la famiglia delle Nazioni”.

In questo tempo di pandemia – ha proseguito – si tratta di un dovere ancora più cogente, poiché è evidente a tutti che il virus non conosce barriere né può essere facilmente isolato. Sconfiggerlo è perciò una responsabilità che chiama in causa ciascuno di noi personalmente, come pure i nostri Paesi”.

Prendendo atto dei notevoli cambiamenti sullo “stile di vita”, cui la pandemia ci ha costretto, il Santo Padre ha individuato una serie di nuove sfide. “Il mondo interconnesso a cui eravamo abituatiha dettoha ceduto il passo ad un mondo nuovamente frammentato e diviso”, nonostante le ricadute della pandemia siano state decisamente “globali”. Alla crisi sanitaria, si accavallano quella “climatica”, quella “alimentare”, quella “economica” e quella “migratoria”.

Crisi sanitaria: sia garantito accesso alle cure per tutti

Analizzando per prima la crisi sanitaria, il Pontefice ha posto subito in evidenza le “due dimensioni ineludibili dell’esistenza umana” cui “la pandemia ci ha rimesso potentemente dinanzi”: la “malattia” e la “morte”. A tal proposito, il Papa ha constatato amaramente che, “con il pretesto di garantire presunti diritti soggettivi, un numero crescente di legislazioni nel mondo appare allontanarsi dal dovere imprescindibile di tutelare la vita umana in ogni sua fase”, cioè “dal concepimento alla sua fine naturale”. Se allora “si sopprime il diritto alla vita dei più deboli, come si potranno garantire con efficacia tutti gli altri diritti?”, ha domandato Francesco.

Auspicio di Bergoglio è che sia finalmente garantito l’“accesso universale all’assistenza sanitaria di base, incentivando pure la creazione di presidi medici locali e di strutture sanitarie confacenti alle reali esigenze della popolazione, nonché la disponibilità di terapie e farmaci”. Stesso discorso per “l’accessibilità dei vaccini”, che però non va accolta come una “panacea che esime dal costante impegno del singolo per la salute propria e altrui”.

Quanto alla crisi ambientale, il Santo Padre rimane profondamente convinto della necessità di “affrontare le conseguenze del cambiamento climatico”. A riguardo, ha menzionato le ripercussioni su numerose aree tropicali della terra, specie in Africa, in Asia, soggette a sconvolgimenti, alluvioni, incendi e altri disastri ecologici.

Crisi economica: attenzione ai criminali che se ne approfittano

Sul fronte economico, le ripercussioni delle restrizioni alle attività produttive e commerciali hanno svelato una volta per tutte il “morbo” di “un’economia basata sullo sfruttamento e sullo scarto sia delle persone sia delle risorse naturali”. Serve, quindi, una “nuova rivoluzione copernicana che riponga l’economia a servizio dell’uomo e non viceversa”. Nonostante molti governi abbiano previsto “ingenti finanziamenti” per arginare la crisi, “occorrono iniziative comuni e condivise anche a livello internazionale, soprattutto a sostegno dell’occupazione e a protezione delle fasce più povere della popolazione”. Il Pontefice cita in modo particolare il piano “Next Generation EU” come un concreto esempio di “condivisione delle in spirito di solidarietà”.

Altro risvolto su cui, secondo il Papa, non si può tacere, è il dilagare del “lavoro nero o forzato”, della “prostituzione” e delle “varie attività criminali, tra cui la tratta delle persone”. “Il maggior tempo trascorso in casa – ha aggiunto – ha portato pure a stare più a lungo in modo alienante davanti ai computer e ad altri mezzi di comunicazione, con gravi ricadute sulle persone più vulnerabili, specialmente i poveri e disoccupati”. Questi ultimi “sono più facili prede della criminalità informatica – il cybercrime – nei suoi risvolti più disumanizzanti, dalle frodi alla tratta di esseri umani, allo sfruttamento della prostituzione, compresa quella infantile, nonché alla pedopornografia”.

Sul fronte delle migrazioni, la Santa Sede prende atto dell’aumento dei flussi e dei conseguenti “respingimenti illegali”, il cui risultato più grave è la concentrazione di sempre più migranti e rifugiati “in campi di raccolta e di detenzione, dove subiscono torture e violazioni dei diritti umani, quando non trovano la morte attraversando mari e altri confini naturali”. Un antidoto a queste aberrazioni è stato indicato nei corridoi umanitari, che negli ultimi anni sono riusciti a salvare “numerose vite”.

Crisi politica: troppi “personalismi”

Un ulteriore accenno è andato alla “crisi della politica” che si manifesta, tra le altre cose, nella crescita delle contrapposizioni politiche” e nella “difficoltà” nel “ricercare soluzioni comuni e condivise”. Un fenomeno da cui non sono esenti nemmeno i “Paesi di antica tradizione democratica”, per cui è necessario “che si superino i personalismi e prevalga il rispetto dello stato di diritto”.

Segnali incoraggianti, comunque arrivano dall’“entrata in vigore del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, come pure l’estensione per un ulteriore quinquennio del Nuovo Trattato sulla Riduzione delle Armi Strategiche (il cosiddetto New START) fra la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America”. In ambito geopolitico, Francesco ha auspicato la conclusione definitiva del conflitto siriano, a dieci anni dal suo scoppio, e la risoluzione dei vari conflitti mediorientali, assieme al “terrorismo, che ogni anno miete in tutto il mondo numerose vittime tra la popolazione civile inerme”.

Crisi antropologica: la didattica a distanza presenta il conto

Altro significativo accenno è stato rivolto da Bergoglio alla “crisi dei rapporti umani” e alla “crisi antropologica” ad essa correlata. La didattica a distanza, diffusasi in questo anno di pandemia nelle scuole e nelle università, ha fatto emergere una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche”, come pure “una maggiore dipendenza dei bambini e degli adolescenti da internet e in genere da forme di comunicazione virtuali, rendendoli peraltro più vulnerabili e sovraesposti alle attività criminali online”.

Se è vero che i “lunghi periodi di confinamento” hanno consentito di “trascorrere più tempo in famiglia”, è anche vero che molte convivenze familiari sono degenerate nelle “violenze domestiche”, in cui sventuratamente “sono le donne, sovente insieme ai loro figli, a pagare il prezzo più alto”.

Curare il corpo sì, ma curare anche l’anima

Un ultimo significativo appunto ha riguardato la limitazione del “culto” e delle “attività educative e caritative delle comunità di fede”. Sebbene “si stia cercando di proteggere le vite umane dalla diffusione del virus, non si può ritenere la dimensione spirituale e morale della persona come secondaria rispetto alla salute fisica”, ha sottolineato il Santo Padre.

La libertà di culto non costituisce peraltro un corollario della libertà di riunione, ma deriva essenzialmente dal diritto alla libertà religiosa, che è il primo e fondamentale diritto umano”, ha detto il Pontefice, ribadendo la necessità “che essa venga rispettata, protetta e difesa dalle Autorità civili, come la salute e l’integrità fisica. D’altronde, una buona cura del corpo non può mai prescindere dalla cura dell’anima”.

Luca Marcolivio

 

 

 

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