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Papa Francesco: la misericordia deve passare dal cuore alle mani

“La misericordia è un cammino che parte dal cuore e arriva alle opere di misericordia”. La frase con cui Papa Francesco ha terminato l’udienza generale di oggi, in Aula Paolo VI, è la sintesi della catechesi incentrata sulla tenerezza di Gesù che prima si muove a compassione per una madre vedova, rimasta orfana del suo unico figlio, e subito si muove per restituirglielo vivo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Una “grande folla” che entra nel villaggio e un “mesto corteo” che ne esce. Un incrocio casuale che Gesù, estraneo a ogni distrazione – come quella della gente che lo attornia e ha occhi solo per lui – ma sempre attento alla persona, trasforma in un momento di amore nei riguardi di una donna duramente provata dalla vita.

La compassione abbraccia il dolore
Notare la mamma dietro il feretro dell’unico figlio – lei che ha già perso il marito in una società che non considera le vedove – e avvicinarsi per consolarla per Gesù è tutt’uno. Il Papa assume idealmente il senso di quell’incontro – incontro della “tenerezza”, dice – e lo porta dentro il Giubileo, fino alla soglia della Porta Santa:

“Alla Porta Santa ognuno giunge portando la propria vita, con le sue gioie e le sue sofferenze, i progetti e i fallimenti, i dubbi e i timori, per presentarla alla misericordia del Signore. Stiamo sicuri che, presso la Porta Santa, il Signore si fa vicino per incontrare ognuno di noi, per portare e offrire la sua potente parola consolatrice: ‘Non piangere!’. Questa è la Porta dell’incontro tra il dolore dell’umanità e la compassione di Dio”.

“Alzati!”
E assieme a questo abbraccio della compassione di Dio al dolore umano, Francesco fa riecheggiare nella sua riflessione anche l’imperativo che Gesù rivolge al ragazzo morto, riportandolo in vita. Quell’“Alzati!”, afferma, è rivolto “a ognuno di noi”:

“Dio ci vuole in piedi. Ci ha creati per essere in piedi: per questo, la compassione di Gesù porta a quel gesto della guarigione, a guarirci, di cui la parola chiave è: ‘Alzati! Mettiti in piedi, come ti ha creato Dio!’. In piedi. ‘Ma, Padre, noi cadiamo tante volte’ – ‘Avanti, alzati!’. Questa è la parola di Gesù, sempre. Nel varcare la Porta Santa, cerchiamo di sentire nel nostro cuore questa parola: ‘Alzati!’”.

La Chiesa madre

“Fu preso da grande compassione per lei”, annota il Vangelo dei sentimenti di Gesù verso la donna. Ma il Papa coglie un significato profondo anche nel gesto successivo, quando Gesù restituisce il ragazzo alla mamma. Lei, osserva Francesco, “ridiventa madre per la seconda volta, ma il figlio che ora le è restituito non è da lei che ha ricevuto la vita”:

“Madre e figlio ricevono così la rispettiva identità grazie alla parola potente di Gesù e al suo gesto amorevole. Così, specialmente nel Giubileo, la madre Chiesa riceve i suoi figli riconoscendo in loro la vita donata dalla grazia di Dio. E’ in forza di tale grazia, la grazia del Battesimo, che la Chiesa diventa madre e che ciascuno di noi diventa suo figlio”.

Il cuore “in uscita”
L’ultima considerazione è per l’orizzonte di quel “gesto di bontà”. Gesù, come la Chiesa, hanno uno sguardo universale e dunque, conclude Francesco riprendendo poi lo stesso pensiero ai saluti finali, una volta che la misericordia di Dio rinnova il cuore, quel cuore non può rimanere statico ma “deve arrivare alle mani”:

Nel cuore, noi riceviamo la misericordia di Gesù, che ci dà il perdono di tutto, perché Dio perdona tutto, tutto, e ci solleva, ci dà la vita nuova. E anche, ci contagia la sua compassione. E da quel cuore perdonato e con la compassione di Gesù, incomincia il cammino verso le mani, cioè verso le opere di misericordia”.

fonte: radiovaticana

Emanuele

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